Cultura

Chi ha paura degli embrioni modificati?

Chi ha paura degli embrioni modificati?

SCIENZA Pubblicati oggi su «Nature» gli esiti dell’esperimento di Kathy Niakan sul ruolo dei geni

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 21 settembre 2017
Kathy Niakan al Francis Crick Institute

La rivista scientifica «Nature» ha pubblicato oggi i risultati di un esperimento di modifica genetica realizzato su embrioni umani. Kathy Niakan, biologa trentanovenne del Francis Crick Institute di Londra, ha usato l’innovativa tecnica CRISPR per modificare il Dna di alcune decine di embrioni «sovrannumerari», quelli inutilizzati nei trattamenti di fecondazione assistita e messi a disposizione dei ricercatori, nei paesi in cui la bioetica lo permette.

LA MODIFICA GENETICA degli embrioni è una pratica molto controversa, soprattutto a scopo terapeutico. La ricerca di Kathy Niakan non ha questo fine, visto che lo sviluppo degli embrioni è stato fermato dopo pochi giorni. Ma in paesi come l’Italia l’esperimento sarebbe stato vietato dalla legge 40 del 2004, che proibisce l’uso di embrioni soprannumerari a scopo di ricerca.
Niakan e il suo team ha studiato il ruolo di un gene denominato POU5F1 nelle primissime fasi della crescita dell’embrione, quando esso è composto da al massimo qualche decina di cellule che iniziano a differenziarsi. Si tratta di uno dei fenomeni più affascinanti della biologia. Anche gli animali più complessi, infatti, si sviluppano a partire da un’unica cellula fecondata.

GENERAZIONE dopo generazione, questa cellula si riproduce e trasmette a tutte le altre il suo patrimonio genetico, cioè le istruzioni che ogni cellula deve compiere nel suo ciclo di vita. Tuttavia, nonostante il Dna delle cellule sia lo stesso, dopo pochi giorni di vita le cellule si differenziano e formano tutti gli organi e i tessuti dell’organismo.
Il meccanismo che governa questo processo è in gran parte sconosciuto: come fanno cellule con lo stesso codice genetico a «decidere» di trasformarsi in neuroni, globuli rossi o cellule ossee?
La tecnica CRISPR ha permesso ai ricercatori di modificare geneticamente l’embrione, «spegnere» il gene POU5F1 e osservarne le conseguenze. Le cellule modificate hanno iniziato a differenziarsi troppo presto, impedendo all’embrione di svilupparsi correttamente. Il gene e la proteina OCT4 ad esso associata, come per altro era già noto, potrebbe dunque giocare un ruolo negli aborti spontanei molto precoci.
Ma l’esperimento è soprattuto un test per verificare l’efficienza della tecnica Crispr in questo tipo di esperimenti. In effetti, la tecnica CRISPR è utilissima. Essa permette di modificare il Dna di una cellula con grande facilità e precisione.

CRISPR, però, genera anche timori: nel dicembre 2015, durante una conferenza a Washington, i maggiori esperti del settore avevano concordato una moratoria sulle applicazioni cliniche di CRISPR sugli embrioni. Il rischio, infatti, era che una tecnica ancora poco conosciuta fosse usata non solo per curare eventuali difetti congeniti, ma anche per generare bambini con caratteristiche genetiche prestabilite.
A Washington, proprio il direttore di Nature Philip Campbell aveva annunciato che la sua rivista avrebbe boicottato ricerche che prevedessero la modifica genetica di embrioni. Evidentemente, rimanere fuori da un filone di ricerca così «caldo» è un prezzo troppo alto da pagare per rispettare una promessa.

A KATHY NIAKAN, come alla maggioranza degli scienziati, disegnare bambini a tavolino non interessa. Per i biologi come lei CRISPR rappresenta uno strumento di ricerca per scoprire il ruolo dei geni.
L’uso di embrioni umani, in questo tipo di studi, è necessario poiché lo stesso gene in altri animali può avere una diversa funzione nello sviluppo dell’embrione.
Dunque, stavolta non è il caso di scomodare l’eugenetica nazista o i «bambini OGM». Il vero scandalo è la legge 40 che, nonostante le sentenze della Consulta, è ancora al suo posto.

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