«A dispetto delle previsioni negative di taluni, l’importante novità introdotta dal ministero ha riscosso un diffuso consenso». Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione «e del Merito» (MiM) ieri ha usato toni soddisfatti quando ha comunicato i numeri delle adesioni al contestato progetto del «docente tutor» e del «docente orientatore». «Su 2.734 istituzioni scolastiche interessate dalla riforma che istituisce il docente tutor e il docente orientatore – si è letto in una nota del ministero – ben 2.728 (pari al 99,8% del totale) hanno inoltrato la richiesta: si tratta complessivamente di 52.176 tutor e 4.252 docenti orientatori». «È stato l’obiettivo minimo prefissato in 37.708 tutor e 2.753 docenti orientatori da avviare alla formazione – ha aggiunto il ministero – si è raggiunto infatti ben il 138% di partecipazione di docenti tutor e il 154% di docenti orientatori».

Nel comunicato del ministero la crisi di vocazioni tra i docenti della scuola italiana a diventare «docente tutor» o «orientatore», tramite un corso, ieri sembrava essere stata dunque superata. In un convegno a Milano il ministro si è soffermato sugli obiettivi del progetto. La riuscita del bando risponderebbe a un progetto di scuola che, a suo avviso, risponde «alla sfida della personalizzazione che è al centro del modello didattico. Una personalizzazione che può essere potenziata proprio con un insegnante che svolga funzioni di coordinamento con formazione anche psico-pedagogica particolare».

Un mese fa il ministero è stato costretto a prolungare di un mese la scadenza del bando e ad aggiungere in corsa promesse di vantaggi sui punteggi. È stato anche commissionato un spot per la prima serata in televisione. Nel frattempo, a certificare la contrarietà degli insegnanti, è arrivato anche un sondaggio pubblicato sulla rivista online «Tecnica della Scuola» lo scorso 29 maggio: l’87.6% dei docenti intervistati ha sostenuto che non avrebbe presentato la candidatura. Uno degli elementi discussi in questa iniziativa è stato il modesto corrispettivo economico. Secondo i calcoli dei sindacati ci sarebbero 7,34 euro l’ora (per un totale medio di 230 ore) per il «docente tutor» e 5,16 euro per l’«orientatore» (per 150 ore). E i fondi sono stanziati solo per quest’anno. Lo stesso ministero ha parlato di «misura sperimentale». Lo abbiamo raccontato su Il Manifesto del 12 maggio scorso.

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L’orientamento critico diffuso tra gli insegnanti è stato confermato dal dissenso espresso da alcuni collegi dei docenti. Da Padova a Verona fino a Empoli o Roma. In alcuni casi è stata dichiarata pubblicamente l’intenzione di rifiutare un ruolo che avrebbe danneggiato il «gruppo classe» e gerarchizzato gli insegnanti
I sindacati della scuola hanno letto i numeri del ministero diversamente e hanno criticato la cornice ideologica in cui si inserisce il progetto. «Sono dati aggregati – ha spiegato Carlo Salmaso dei Cobas di Padova, la città da cui è partita la protesta degli insegnanti – Aspettiamo i dati degli uffici scolastici regionali per capire in quali scuole ci sono state più candidature della richiesta e in quali l’adesione è stata scarsa». «Nella mia scuola -ha raccontato Lucia Donat Cattin, insegnante in un liceo scientifico di Milano e delegata Usb scuola – su 19 posti previsti, si sono candidati solo 5 docenti ma credo che in altre scuole si sia subita la pressione dei dirigenti». «Peraltro – ha aggiunto – la domanda era per i corsi di formazione per le due mansioni, vedremo il primo settembre quanti avranno effettivamente accettato l’incarico».

«Il successo di Valditara è consistito nell’opera di convincimento che ha condotto quando si è reso conto della resistenza dei docenti – ha sostenuto Graziamaria Pistorino (Flc-Cgil) – Noi ribadiamo, ancora una volta, la nostra contrarietà ad una operazione che mostra evidenti incongruenze sia dal punto di vista pedagogico e professionale, oltre che da quello economico e contrattuale».

Resta aperta anche la questione didattica e l’allineamento alla visione neoliberale di scuola del governo che questo provvedimento sui «tutor» rappresenta. «Viene portato avanti l’allineamento tra scuola e impresa, scaricando sull’istruzione le responsabilità delle politiche del lavoro», sintetizza Giovanni Ceriani, docente delle superiori e membro della Gilda Verona. Per Rossella Latempa, insegnante di matematica e fisica e membro della redazione di Roars (Return On Academic ReSearch), l’introduzione di queste figure che dovranno gestire gruppi composti da 30 a 50 studenti, porterà «gerarchizzazione del corpo docente, violazione del consiglio di classe, svuotamento del ruolo dell’insegnante, disgregazione del gruppo classe in un’ottica individualista».