In una parola
Rubriche

C’era una volta una Regina generosa (o cattiva?)

In una parola La rubrica su linguaggio e società. A cura di Alberto Leiss
Pubblicato più di un anno faEdizione del 25 aprile 2023

È il giorno della liberazione. Ecco una piccola celebrazione alludendo alla libertà delle donne. Come si è detto dalle nostre parti: non può essere libero un popolo che opprime altri popoli. Traduco: non può essere libero un sesso che ne opprime un altro.
Parlerò di alcune Regine. La prima è Giovanna Marini. Ha partecipato martedì scorso in un’aula dell’Università Roma Tre alle due giornate di studio su “Le Musiciste”, iniziativa per ricordare un’arte troppo negata e anche rimossa, giunta al settimo anno.

Si è parlato di “sciamane” ieri e oggi, del contributo delle donne alle musica in secoli di cultura popolare, dall’Europa al Nord Africa, fino alle nuove ricerche aperte dalle intelligenze artificiali. L’emozione più intensa è scattata quando Giovanna Marini, dopo aver parlato, ha intonato il suo Lamento per la morte di Pasolini. I versi finali – “ma quella notte volevo parlare…non può, non può, può più parlare” – suonano attuali nel mondo dove torna la guerra e crescono idee liberticide. Ma quando questa grande maestra alza la voce inconfondibile, torna la fiducia. Il giorno dopo le storie sono proseguite al teatro Palladium.

C’era una volta una Regina molto ricca, potente, e colta. Ma rinunciò al regno e ai doveri dinastici per dedicarsi al sogno della vita: cultura, arte, musica. Era Cristina di Svezia, che a metà del ‘600 si trasferì in gran pompa a Roma, ospite del Vaticano (si era convertita al cattolicesimo) e di famiglie come i Chigi e i Farnese. Intorno a lei fu possibile una maggiore libertà delle donne che volevano cantare e fare musica.

Si è parlato di altre figure femminili dedite al “mecenatismo” musicale: un’altra Regina, Maria Cristina di Borbone, che tra Palermo e Madrid diede impulso nell’800 alla vita musicale del suo regno. O le “salonnières” – regine dei salotti – nella Parigi di Luigi Filippo di Orléans. Oppure Emma Carelli, soprano di grande successo tra fine Ottocento e primi del Novecento, che lascia le scene e si dedica alla gestione del teatro dell’Opera di Roma, senza curarsi di parlare malissimo di Mussolini e dei suoi accoliti.

O l’americana Elisabeth Sprague Coolidge (1864 – 1953), troppo facoltosa e troppo sposata per fare della passione musicale una professione. Ma, rimasta sola, diventa la più forte sostenitrice della musica contemporanea, dagli italiani della “generazione 80”, Casella, Malipiero, Pizzetti, Respighi, al pantheon delle avanguardie (Bartók, Webern, Schoemberg, Stravinsky, Prokofiev…). Altre storie, meno note ma non meno interessanti, quelle di celebri cantanti dell’Ottocento che, cessata la carriera – magari perché convolate a nozze – si reinventano come compositrici. Ne parla il libro Oltre la diva. Presenze femminili nel teatro musicale romantico (Cacucci editore, 2023) a cura di Angela Annese e Lorenzo Mattei.

La giornata al Palladium si è conclusa, a beneficio degli studenti presenti, con la ricomparsa di qualche Regina, ma “cattiva”. Da Malefica alla nemica di Biancaneve. Cinque favole (e una “coda” su Cappuccetto Rosso) reinterpretate dal punto di vista dei personaggi femminili negativi, come le sorellastre di Cenerentola. D’altra parte, teorizza Malefica: può esistere il bene senza il male? Recita e canta Ottavia Fusco Squiteri e suona al pianoforte Orietta Caianiello. Testi e musiche dello spettacolo “Dalla parte delle cattive” sono tutti di autrici e di compositrici.

Tutto ciò è dovuto a Milena Giammaitoni (Roma Tre) con Luca Aversano, Barbara De Angelis, Orietta Caianiello, Gilberto Scaramuzzo. Bravissimi i giovani musicisti del Liceo Musicale Farnesina che hanno eseguito molti brani creati da donne.
(Altre notizie qui: https://scienzeformazione.uniroma3.it/articoli/le-musiciste-antiche-origini-e-mecenatismo-318574/)

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