«Siamo autrici/autori e registe/i di cinema e dell’audiovisivo e da pochi giorni abbiamo appreso attraverso i media e i bandi del CSC (Centro Sperimentale di Cinematografia) della volontà dell’attuale dirigenza della più importante istituzione di formazione e diffusione della cultura cinematografica italiana di voler abbandonare il progetto di ristrutturazione e apertura della sala ex Fiamma sita in via Bissolati a Roma». Inizia così l’appello firmato da oltre 150 registi e autrici, tra loro ci sono i nomi più noti del panorama italiano, da Marco Bellocchio a Nanni Moretti, da Alice Rohrwacher a Matteo Garrone, da Paolo Sorrentino a Paola Cortellesi, da Luca Guadagnino a Valeria Golino, da Paolo Virzì a Susanna Nicchiarelli.

«Ricordiamo che la Cineteca Nazionale (struttura della Fondazione CSC) è al momento una delle poche cineteche nazionali, se non l’unica tra i paesi più importanti, a non avere una propria sala cinematografica dove poter programmare i film parte del proprio immenso patrimonio, contribuendo alla valorizzazione e diffusione della cultura italiana nel paese e nel mondo» prosegue l’appello.

È QUESTA CARENZA, che si trascina dalla chiusura della Sala Trevi cinque anni fa e che grida vendetta per una capitale europea, a suscitare l’indignazione di registi e registe. Soprattutto nel momento in cui la situazione sembrava essersi avviata verso una risoluzione col progetto del recupero del Cinema Fiamma, un’idea dell’ex presidente del Csc Marta Donzelli, «disarcionata» maldestramente l’estate scorsa a causa dei nuovi equilibri politici favorevoli alle destre. L’acquisto della sala, avvenuto a giugno 2022, fu annunciato da Donzelli e dall’allora ministro della Cultura Dario Franceschini. L’inaugurazione era prevista a fine 2023, ma il programma è poi mutato bruscamente, quando a Donzelli è succeduto Sergio Castellitto.

Ci sono, comunque, tutti gli ingredienti per una tipica «storia all’italiana»: il Fiamma venne infatti sì acquistato da un ministero a guida Pd, ma il proprietario, ben contento di sbarazzarsene per la cifra di tre milioni di euro – corrisposti attingendo al Pnrr – era proprio lui, Silvio Berlusconi.
Il progetto però di dare una nuova vita al Fiamma non piace, per motivi poco chiari, al Centro sperimentale odierno – ed evidentemente al ministro Sangiuliano. Ecco allora la pubblicazione ufficiale di una manifestazione d’interesse per rivendere il Fiamma – e non sarà facile: in quanti vogliono investire in sale cinematografiche al giorno d’oggi? – a €3.100.000,00.

La redazione consiglia:
Centro sperimentale, dopo un falso stop passa l’emendamento leghista«La Cineteca Nazionale, il cinema italiano, la cultura italiana, hanno bisogno di una sala cinematografica che non sia solo esposizione, ma luogo di formazione, incontro, studio e, perché no, celebrazione del nostro cinema e dei nostri autori. … Chiediamo un confronto con la dirigenza del CSC per capire le ragioni alla base di questa scelta e se non ci siano invece i presupposti per andare avanti con il progetto», concludono registi e registe.

CASTELLITTO ha già risposto affidando le sue dichiarazioni all’Ansa: «Non c’è nessuna intenzione di privare il Centro Sperimentale di Cinematografia di una sala, tutt’altro. In occasione della tre giorni Diaspora degli artisti in guerra – in programma mercoledì, giovedì e venerdì, ndr -, abbiamo lavorato per ottimizzare e potenziare la qualità tecnica delle sale già presenti al centro. Il progetto di cercare una nuova sala consona a quelle che sono le intenzioni e la visione della nuova governance è tutt’altro che spento». Le ragioni del cambio di rotta rimangono oscure, come le sale dismesse.