Editoriale

C’è un giudice ad Arezzo, ora tocca a Roma

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Cannabis terapeutica L’assoluzione di Walter De Benedetto è una segnale alla politica

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 28 aprile 2021

L’assoluzione di Walter De Benedetto è la giusta e tardiva conclusione di un incomprensibile accanimento giudiziario. Purtroppo, non è una soluzione per tutti i malati che oggi in Italia tentano di curarsi con la cannabis. Non bastano le difficoltà di riuscire a trovare un medico disponibile a prescrivere la cura, figuriamoci poi nel sistema pubblico. L’approvvigionamento della sostanza è sempre più complicato: bediol e Fm2 sono oramai introvabili e migliaia di pazienti rischiano di ritrovarsi senza cura, come successo troppe volte negli anni passati.

Immaginate per un momento di avere dolore ai denti, avere in mano la ricetta del vostro medico, ma che nessuna farmacia vicina a voi abbia l’antidolorifico prescritto. E che anche quelle lontane non possano spedirvelo, per una assurda circolare della Direzione Generale dei Dispositivi Medici e del Servizio Farmaceutico del Ministero della Salute che ne impedisce la spedizione a domicilio. Oppure che vostro figlio di 7 anni abbia una brutta polmonite batterica e la febbre alta, ma la farmacia non abbia l’antibiotico o la tachipirina. È questo che succede oggi in Italia ai malati di artrite reumatoide come Walter, o di sclerosi multipla, fibromialgia e tutte le altre patologie curabili con la cannabis. È questo che accade ai genitori di bimbi che soffrono di epilessie farmacoresistenti, che sono efficacemente curati con preparati a base di cannabidiolo, il cui costo fra l’altro non viene nemmeno rimborsato dallo Stato.

L’assoluto disinteresse della politica ha reso lettera morta anche la normativa italiana, che dal 2017 ha previsto oltre all’aumento della produzione dello Stabilimento Farmaceutico Militare di Firenze, anche l’allargamento della produzione ai privati. Nessuna novità nemmeno rispetto agli impegni sulla formazione e sull’aggiornamento del personale pubblico e sulla copertura da parte del Sistema Sanitario Nazionale dei costi delle preparazioni galeniche a base di cannabis.

Diciamola tutta: è stato lo stesso ministero della Salute negli ultimi mesi a mettere i bastoni fra le ruote. Prima con la circolare di cui abbiamo accennato, che impedisce anche le preparazioni “non orali” come il collirio per il glaucoma. Poi con il decreto sull’inserimento in tabella dei farmaci a base di Cbc, nonostante la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità raccomandasse il contrario. Quest’ultimo è stato sospeso, mentre contro la circolare le farmacie sono state costrette a fare ricorso al Tar del Lazio, il cui giudizio è atteso a breve.

L’Italia ha votato a favore delle raccomandazioni dell’Oms che hanno riconosciuto il valore terapeutico della cannabis. Il Governo deve oggi trarne le conseguenze, rimuovendo tutte le illogiche restrizioni burocratiche e facilitando l’approvvigionamento sia estero che nazionale. A partire dalla delega all’Ufficio Stupefacenti ministeriale: la gestione della cannabis terapeutica va affidata, come prevede la Convenzione Unica sugli stupefacenti, ad un organismo ad hoc che abbia le competenze e la capacità di costruire una filiera produttiva nazionale. Il ministro Speranza, finora sordo a tutti gli appelli e i digiuni, potrebbe partire da qui per garantire finalmente il diritto alla cura con la cannabis in Italia.

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