L’ex ministra e senatrice M5s Nunzia Catalfo

Nunzia Catalfo, ex ministra del Lavoro e prima firmataria del disegno di legge sul salario minimo, l’approvazione della Direttiva europea ha portato una profonda divisione di campo: la destra è contraria, il campo progressista (M5s, Pd, Leu) e sindacati a favore, seppur con posizioni diversificate, chiede di fare in fretta ad aumentare i salari.
La Direttiva detta delle regole precise per tutti e quindi di una norma c’è bisogno per due ordini di ragioni. La prima è che da noi non c’è l’estensione erga omnes a tutti i lavoratori dei minimi dei contratti nazionali, per cui ci sono 900 contratti e tanti che vanno al ribasso. Il secondo punto è che la Direttiva stabilisce un trattamento minimo sopra la soglia di povertà (che Eurostat ha fissa a 7,66 euro l’ora nel 2018, ndr): noi abbiamo molti contratti sotto questa soglia e il Censis ci dice che il 13% degli operai ha un salario sotto la soglia di povertà. Infine la Direttiva fissa il valore al 60% del salario medio e il 50% del valore mediano. L’Inps in audizione in parlamento ci ha detto che il 60% dei salari orari mediani ammonta a 7,65 euro l’ora mentre il 50% dei salari medi corrisponde a 10,59 euro l’ora. Quindi i 9 euro identificati nella mia proposta sono confermati come una soglia che soddisfa i requisiti della direttiva.

I 9 euro sono una soglia intoccabile?
Vogliamo portarla a 8,50 euro? Discutiamone ma combattiamo subito la povertà lavorativa, i trent’anni di erosione dei salari. Non vedo quali possano essere le difficoltà.

Il segretario della Ces Luca Visentini però sostiene che l’erga omnes vale in mezza Europa e che in Germania, dove è stata tolta, la copertura dei contratti è scesa dall’80 al 54% e per questo il governo ha deciso per il salario minimo. Perché a voi la proposta di allargare erga omnes i minimi contrattuali non va bene?
A me va bene e difatti è la prima parte del mio disegno di legge. Il fulcro della proposta è rafforzare la contrattazione collettiva, cioè individuare sia per il trattamento economico complessivo (Tec) sia per il trattamento economico minimo (Tem) il contratto prevalente di riferimento per ciascun settore, fissando criteri rigorosi per la rappresentanza delle parti prendendo come riferimento l’accordo interconfederale sottoscritto dalle stesse parti sociali. Inoltre una commissione composta da Istat, Inps e parti sociali avrà il compito di individuare il contratto di riferimento, in modo da eliminare i contratti pirata e il dumping salariale. Dopodiché, solo nel caso in cui questi valori siano inferiori ai 9 euro, interviene il salario minimo. In più noi diciamo anche di detassare gli aumenti contrattuali per favorire gli aumenti.

La critica però è questa: se io sono un’impresa con paga al limite dei 9 euro non ho interesse a usare il salario minimo ma porterò il lavoratore al nero o al sommerso. Come ribatte?
Ribatto che purtroppo nero e sommerso sono problemi storici che esistono e sono fortissimi malgrado i bassi salari. Quindi il salario minimo non farebbe aumentare il nero, che invece va contrastato con controlli e sanzioni.

La proposta Orlando è diversa dalla sua: non prevede un valore unico ma solo la fissazione settore per settore del Trattamento economico complessivo estendendo erga omnes i contratti nazionali.
La proposta Orlando prende una parte della mia ed è possibile trovare un accordo. Io penso che con il Pd possiamo trovare un accordo. Del resto quando ero ministro eravamo arrivati – anche con l’accordo dei sindacati – a un testo che era molto simile a quello che ho presentato nel 2021.

In realtà la Cisl continua a sostenere che la politica deve restare fuori dalla contrattazione e che intervenire per legge è sbagliato.
Io ho ascoltato posizioni simili alle mie. Trovo francamente assurdo che nella Vigilanza privata, contratto scaduto nel 2015, non si riesca a rinnovare l’accordo e con livelli salariali molto bassi. Dobbiamo approfondire con i sindacati sapendo che il nostro intento è rafforzare la contrattazione.

Pensa che in Consiglio dei ministri ci sarà una posizione a favore?
Se vogliamo risolvere la povertà lavorativa bisogna intervenire subito. Mi pare che Giorgetti abbia fatto delle aperture. Anche perché se i salari scendono cala la domanda interna e anche buona parte delle imprese sono in difficoltà, con un impatto negativo sull’economia a cui si somma ora la tempesta dell’inflazione. Si può poi intervenire sul cuneo fiscale ma l’emergenza è quella dei salari.

Giorgetti però parla di salario minimo solo per alcuni settori ed è contrario a fissare un valore unico che valga per tutti. Per lei questo punto è dirimente o si può trattare?
È dirimente perché una soglia dignitosa deve valere per tutti. Se vogliamo rispettare l’articolo 36 della Costituzione che parla di «retribuzione proporzionata e sufficiente», una soglia minima va fissata perché non può esserci un lavoratore sopra e uno sotto soglia. E la Direttiva lo prevede.

In tutta questa battaglia chi è l’avversario da piegare? Il presidente di Confindustria Bonomi?
Sicuramente la destra si è detta contraria, però dovrebbe capire che aumentare i salari è importante per tutti. Ho letto che anche Bonomi ha aperto: un fatto nuovo e certamente positivo.