È la sentenza che attendeva con ansia quasi tutto il calcio italiano. Giusta o meno, serve a mettere un tappo a un potenziale big bang (l’ennesimo) del movimento: la Juve patteggia, ammette le sue responsabilità ed evita guai peggiori dal secondo filone sportivo, quello sulla nota «manovra stipendi». Una sentenza decisamente utile per tutti: Juve, Figc, gli altri club sotto la lente della giustizia sportiva per le partnership sospette nelle operazioni finanziarie con la società torinese, che ha detto di aver operato secondo la legge ma che ha proposto il patteggiamento per tutelare i suoi azionisti.Commenti ironici sui social per una vicenda grave che si chiude con un nulla (o poco) di fatto

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Juve a meno 10. Penalizzata ma non troppo

DUNQUE, niente ricorso per la penalizzazione di dieci punti, niente penalizzazione bis per la manovra stipendi, solo una multa e neppure salata: 718 mila euro. Il conto finale si traduce in dieci punti di penalizzazione che già sta scontando in campionato e decine di milioni di euro che saranno lasciati sul tavolo per la quasi sicura esclusione dalla prossima stagione di coppe europee. L’Uefa infatti ha aperto un procedimento a carico dei bianconeri sulla scia di quanto emerso dall’inchiesta Prisma e attende di esprimersi: la decisione dovrebbe arrivare entro giugno, successiva all’esito della doppia finale Europa-Conference League (la Roma gioca stasera a Budapest contro il Siviglia) che definirà in quale competizione giocherebbe la Juve. L’esclusione dalla Champions, determinata con il -10 è la punizione che più incide sui conti del club bianconero: perdita stimata è di almeno 50 milioni di euro innestata su un bilancio già sofferente, dopo le ricapitalizzazioni da 750 milioni di euro degli ultimi anni.

NEL PERCORSO che ha portato al patteggiamento bianconero, accettato dal Tribunale Nazionale della Figc è stato certamente decisiva la rinuncia della Juve al ricorso per la penalizzazione di dieci punti per l’affare plusvalenze, con violazione accertata del principio di lealtà sportiva (articolo 4 del codice di giustizia sportivo). L’aria da patteggiamento aveva portato nei giorni scorsi il presidente della Lazio, Claudio Lotito, a spiegare che il calcio italiano «deve ringraziare la Juve e che del -10 ridono gli sciacalli» e pure il presidente della Figc, Gabriele Gravina, che ha definito l’ultimo atto processuale per la Juve «il miglior risultato per il calcio italiano». Una posizione piuttosto esplicita a tutela della Juventus, prima squadra italiana per numero di tifosi e interlocutore privilegiato al tavolo delle trattative per la vendita dei diritti tv 2024-29 della serie A. Quello è il vero nodo, poter esibire la Juventus libera da tenaglie giudiziarie per strappare il prezzo migliore. Le trattative che ora potranno procedere con una marcia in più e soprattutto senza la prospettiva tragica per gli altri presidenti di A di vendere un prodotto con la Juventus ammaccata, addirittura retrocessa in serie B. Un incubo, per chi ha il bilancio in rosso e necessita di forze fresche.

IN SOSTANZA, pare di capire, ha vinto il pragmatismo. Meglio scrivere cinismo, mentre sui social impazzano i meme, l’ironia diffusa su una vicenda che aveva disegnato una serie di illeciti e che si è conclusa sostanzialmente con un nulla (o poco) di fatto. L’unico dirigente della Juve che ha negato il patteggiamento è l’ex presidente Andrea Agnelli, che finirà a giudizio a metà giugno. Ieri sono state depositate dalla Corte d’Appello della Figc le motivazioni della sentenza che ha portato alla penalizzazione della Juve: lo sconto (dal -15) si è avuto perché i consiglieri operativi della dirigenza non sono stati reputati punibili: erano all’oscuro delle plusvalenze fittizie.