Casapound, quattro arresti per l’aggressione ad Andrea Joly
Neofascismo Torino. Dovranno rispondere di violenza privata e lesioni personali
Neofascismo Torino. Dovranno rispondere di violenza privata e lesioni personali
Arrestati i quattro militanti di Casapound che un mese fa aggredirono a Torino il giornalista della Stampa, Andrea Joly. Erano cinque gli indagati dal Tribunale di Torino, solo uno di loro non è stato raggiunto dall’ordinanza del gip Odilia Meroni, gli altri quattro si trovano ora agli arresti domiciliari. L’accusa è di violenza privata e lesioni personali, questi i reati contestati, e la misura cautelare è stata disposta proprio per «pericolo di reiterazione di reati della medesima indole» da parte degli accusati. Nell’ordinanza la giudice Meroni sottolinea infatti le modalità dell’aggressione e il «futile movente» che l’ha scatenata, elementi che «danno conto dell’indole violenta, di un istinto criminale spiccato e, dunque, dell’elevato grado di pericolosità di ciascun indagato». Nei loro confronti, prosegue la giudice, pesa un «rischio di recidivanza specifica» che ha reso essenziali gli arresti domiciliari fatti scattare dalla polizia di stato.
I fatti risalgono al 20 luglio scorso, quando il giornalista si trovava per caso davanti al circolo Asso di Bastoni, abituale ritrovo dei militanti di Casapound a Torino. Notando un clima di festa, fuochi d’artificio, cori e saluti romani, ha iniziato a riprendere la scena con il proprio cellulare. A quel punto è stato accerchiato, gli è stato chiesto «sei dei nostri?», e senza neanche dargli il tempo di rispondere è stato scaraventato a terra e aggredito con un pestaggio squadrista.
Il Viminale dovrebbe disporre immediatamente lo sgombero dello stabile romano illecitamente occupato da Casapound dal 2003Gianfranco Pagliarulo
Tra i neofascisti sottoposti al fermo c’è anche chi ha tentato (più volte) la carriera politica, tutti a destra. Gli arrestati infatti sono: Paolo Quintavalle, trentatreenne originario di Chivasso; Euclide Rigato, quarantacinquenne torinese, di professione tassista, ma anche ex consigliere comunale di Varisella in provincia di Torino; Marco Berra, operaio trentacinquenne di Cuneo dove, alle amministrative del 2016, si era candidato a consigliere comunale; e infine Igor Bosonin, quarantaseienne ed ex candidato sindaco a Ivrea con Casapound al grido di «Prima gli eporediesi» (Eporedia era il nome di Ivrea in epoca romana). Il quinto indagato, il ferroviere cinquantatreenne Maurizio Galiano, non è stato raggiunto da alcuna misura cautelare e la sua posizione potrebbe venire archiviata.
Bosonin si candidò nel 2018 con Casapound, non eletto, passò poi alla Lega dove ha fatto parte della lista a sostegno del candidato sindaco Andrea Cantoni (non eletto neanche lui), in coalizione anche con le liste di Fratelli d’Italia, di Forza Ivrea e la lista civica Eporedia Futura. Scoppiò poi un piccolo caso all’interno della Lega quando, a seguito del pestaggio al giornalista de La Stampa, trapelò la notizia che Bosonin fosse presente della lista degli indagati. Grande fu l’imbarazzo, arrivò subito l’espulsione e il ritiro della tessera.
Intanto, a seguito degli arresti, il presidente nazionale dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo, ha ribadito la posizione dell’associazione nei confronti del movimento neofascista: «L’arresto di quattro esponenti di Casapound per l’aggressione del 20 luglio a Torino nei confronti del giornalista del quotidiano La Stampa Andrea Joly conferma l’urgenza dello scioglimento di Casapound per riorganizzazione del partito fascista in base alla legge Scelba del 20 giugno 1952». Ha dichiarato all’Ansa, chiedendo al ministro dell’Interno di «disporre immediatamente lo sgombero dello stabile romano illecitamente occupato da Casapound dal 2003 e adibito a sede nazionale dell’organizzazione».
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento