Alla fine, come sempre nei cieli italiani, vince Ryanair. Vince il liberismo che prospera grazie alle sovvenzioni statali e locali. E perdono ancora i sardi, i siciliani e i consumatori che pagheranno di più rotte in (quasi) monopolio. Mentre il governo Meloni e il ministro Urso perdono la faccia.

Neanche un mese e il governo già annuncia di cancellare la già blanda norma che vietava alle compagnie di aumentare i prezzi dei voli per le isole oltre il 200% del prezzo medio.

Il ministro Urso ha confermato le anticipazioni del Sole24Ore: un emendamento dello stesso governo stravolgerà il testo prevedendo solo qualche controllo da parte dell’Antitrust.

Una marcia indietro spaventosa imposta dai diktat delle compagnie low cost che si erano appellate a Bruxelles per «difendere il libero mercato».

La spiegazione di Urso è tragicomica: «Sul decreto Asset pensiamo di presentare un emendamento che superi l’ostacolo che, secondo alcune interpretazioni ci potrebbe essere stato (omettendo da chi e cioè la Commissione Ue, ndr), in merito al tetto del 200% delle tariffe aeree, con tre misure che raggiungono lo stesso obiettivo conferendo specifici e maggiori poteri all’Autorità per la concorrenza e il mercato e all’Autorità dei trasporti: non ci sarà un tetto – ammette Urso – ma rimane il riferimento al +200% come elemento, insieme ad altri, indicativo affinché autorità Antitrust, eventualmente lo ritenga, possa attivarsi». «Il nostro obiettivo – conclude con sprezzo del ridicolo Urso – è la massima trasparenza e il contrasto ad ogni distorsione del mercato cosa che possono fare in maniera più compiuta e più efficace le autorità preposte».

Insomma, una specie di «supercazzola» alla Amici miei per non ammettere di aver fatto l’ennesima figuraccia.

Tanto da farsi prendere in giro perfino da quel liberista convinto di Ivan Scalfarotto di Italia Viva: «Il 12 settembre il ministro Urso dice che O’Leary non ha competenze giuridiche e che l’Italia non si fa ricattare. Oggi il governo annuncia un emendamento al decreto Asset, che fa saltare il tetto del 200% dei prezzi. Ma è un governo, questo?», commenta il senatore renziano.

«Pensavamo di avere una compagnia di bandiera, poi abbiamo pensato che per il governo fosse Lufthansa. Oggi scopriamo che e’ Ryanair!», commenta il capogruppo del Movimento 5 Stelle Stefano Patuanelli.

«Una clamorosa quanto prevedibile marcia – attacca il deputato sardo del Pd Silvio Lai – . Contro l’arroganza di Ryanair non si può essere né velleitari né dilettanti allo sbaraglio, senza cedere a proclami populisti, inutili e demagogici che durano il soffio di una estate. Serve costruire una soluzione concordata con Bruxelles che possa reggere sia sul piano istituzionale che giudiziario, che garantisca i cittadini italiani, possibilmente prima della prossima occasione nella quale viaggiare per Sardegna e Sicilia costerà più che viaggiare per New York o Pechino. Ovvero già dal prossimo ponte lungo o festa comandata», conclude Lai.