«Caridad», l’estremismo della provocazione
A teatro Il nuovo spettacolo di Angelica Liddell di scena all'Arena del Sole
A teatro Il nuovo spettacolo di Angelica Liddell di scena all'Arena del Sole
Angelica Liddell è un’artista spagnola che da qualche anno si è andata via via affermando in tutta Europa. Il suo è un teatro che al primo apparire era piuttosto contiguo alla danza, ma che invece è andato poi prendendo corpo (in senso letterale) e fuoco, si potrebbe dire, con una capacità quasi «fisiologica» di dare concretezza al pensiero, combustibile alle tradizioni di una cultura che, a partire da quella sua ispanica, si allarga tranquillamente a tutta l’Europa, privilegiandone il suo meridione ovviamente.
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INSOMMA il filo poetico di questa Caridad non è affatto tenue, anche se alla fine suona forse «sovraccarico». Oltre alla fisiologia umana, è più arduo seguire l’evoluzione sessuale di quel percorso. Senza nessun moralismo: la nudità è innanzittuto spirituale, ma quella fisica sotto le luci del palcoscenico rischia non certo di scandalizzare, ma forse distrarre un po’ da quell’ardente percorso di fede, speranza e Caridad. Se uno dei giovanotti in scena (un ensemble stavolta numeroso e straordinario bisogna dire, differenziato per età anagrafica, ma folto e scatenato, ginnico e servizievole alle visioni di lei) si denuda e se lo mena furiosamente, prima di adagiarsi su di lei che nel frattempo pure si è denudata, è inevitabile riconoscervi immagini di consumo legate ad altri contesti.
L’estremismo della provocazione, nerbo conduttore di questa morality d’oggi, colpisce certo, ma convince meno, perché rischia di lambire quei luoghi comuni che vuol «mandare al rogo».
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