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Per il cinema giapponese è tempo di cambiareSi è svolta dal 17 al 22 marzo scorso la prima edizione del Niigata International Animation Film Festival, una manifestazione dedicata all’arte animata in tutte le sue declinazioni. Per dare lustro a questo nuovo evento annuale che si tiene nella città di Niigata, nel Giappone nord occidentale, luogo di nascita di Hiroshi Okawa, fondatore della Toei Movie e produttore del primo lungometraggio animato giapponese, La leggenda del serpente bianco, sono stati invitati importanti nomi dell’animazione del Sol Levante. A presiedere la giuria è infatti stato Mamoru Oshii (Ghost in the Shell, Patlabor) e un programma speciale è stato inoltre dedicato ai lavori animati di Katsuhiro Otomo, fra cui spicca il raro pilot per l’adattamento cinematografico mai realizzato di Domu, manga che lo stesso Otomo creò nel 1980.
Il festival naturalmente non si è focalizzato solo sull’animazione prodotta nell’arcipelago, ma anzi ha presentato molte opere provenienti da altri paesi e realizzate negli stili animati più vari, riconoscimenti sono così andati alla coproduzione Blind Willow, Sleeping Woman di Pierre Földes, tratto da alcuni racconti di Murakami Haruki e a Khamsa – the Well of Oblivion, primo lungometraggio prodotto in Algeria.

RITORNANDO all’arcipelago, Otomo si è anche occupato del character design di un lavoro che mette insieme il mondo animato con quello del cinema muto pre-bellico, si tratta di un cortometraggio animato che descrive il dietro le quinte durante la produzione e la realizzazione di Nezumi Kozou Jirokichi: Edo no maki, un film diretto da Sadao Yamanaka nel 1933 e considerato perduto. Nezumi Kozo è il nome con cui è comunemente conosciuto Nakamura Jirokichi, un leggendario ninja e bandito, vissuto a Edo, la Tokyo odierna, nella prima metà del diciannovesimo secolo. Le sue imprese, si narra che rubasse ai più ricchi per dare ai poveri, sono spesso state usate in spettacoli kabuki e successivamente adattate numerose volte anche per il grande schermo.Il cortometraggio animato presentato al festival di Niigata, intitolato «Manga Cinema dedicated to Sadao Yamanaka ‘Nezumi Kozo Jirokichi’», come il nome lascia intendere, è sia un lavoro dedicato al famoso ladro gentiluomo, quanto un omaggio quasi meta-filmico alla figura di Yamanaka e al cinema muto del Sol Levante

SADAP YAMANAKA è uno degli autori del cinema muto giapponese più amati, anche se la sua vita finì tragicamente a soli ventinove anni nel 1938 quando, arruolato dall’esercito imperiale giapponese, fu mandato in guerra in Manciuria. Inoltre, la maggior parte dei suoi lavori sono purtroppo andati perduti, della sua produzione restano intatti solo dei frammenti e tre lungometraggi fra cui spicca Ninjo kamifusen (Umanità e palloncini di carta) del 1937, uno dei più alti livelli raggiunti dall’arte cinematografica dell’arcipelago.
Il cortometraggio animato presentato al festival di Niigata, intitolato «Manga Cinema dedicated to Sadao Yamanaka ‘Nezumi Kozo Jirokichi’», come il nome lascia intendere, è sia un lavoro dedicato al famoso ladro gentiluomo, quanto un omaggio quasi meta-filmico alla figura di Yamanaka e al cinema muto del Sol Levante, compresa la presenza del benshi, il narratore che «raccontava» le immagini. Oltre a far intersecare la storia vera di Yamanaka con quella di finzione e leggendaria di Nezumi Kozo, il cortometraggio mette insieme anche due dei nomi più importanti della storia dell’animazione giapponese contemporanea, il già citato Otomo, che torna a collaborare alla realizzazione di un’animazione dopo più di dieci anni da Short Peace, e nel ruolo di regista, Rintaro. Anche per quest’ultimo è un ritorno all’animazione, sono addirittura quattordici gli anni che separano il regista, già autore, fra le altre cose, di Metropolis e di alcuni dei più affascinanti lungometraggi dedicati a Galaxy Express 999, dal suo ultimo lavoro di regista, Yona Yona Penguin, il primo lungometraggio realizzato per la casa di produzione Madhouse nel 2009.

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