Alla fine il governo Meloni ha decretato 800 licenziamenti in Calabria. Dei mille lavoratori del call center Tim se ne salveranno solo 200 su 1.000 totali.

È UNA DOCCIA FREDDA per i lavoratori di Abramo customer care. Il ministero delle Imprese ha autorizzato infatti la vendita del ramo di azienda della Acc che gestisce la commessa Tim alla cordata composta da Enosi Holding srl e Steel Telecom srl. Ma i lavoratori che saranno assunti sono appena il 20% della forza lavoro che da decenni tiene in piedi il colosso delle telecomunicazioni catanzarese. Lo hanno reso noto i commissari straordinari della Abramo Cc – Federica Trovato, Silvia Bocci e Tiziano Onesti – con una comunicazione inoltrata alle organizzazioni sindacali di categoria. Che seguono la complicata vertenza dell’azienda di call center presso la quale sono occupate mille unità lavorative sparse tra Crotone, Catanzaro e Cosenza.

Giovedì nel capoluogo calabrese i lavoratori hanno tenuto sit-in di protesta davanti alla sede Tim dopo che nelle scorse settimane l’azienda di telefonia aveva comunicato di non voler prorogare la commessa.

Un presidio dimostrativo fino a mezzogiorno quello attuato da un centinaio di lavoratori davanti alla sede Tim a Siano di Catanzaro. Poi, quando sono arrivate da Crotone altre centinaia di lavoratori di Abramo Customer Care, la protesta ha alzato i toni con slogan, fumogeni e cartelli eloquenti. Nel piazzale sorvegliato da polizia e carabinieri, anche una delegazione cosentina proveniente da Montalto Uffugo, terza sede dell’azienda in crisi di commesse.

«La bomba è innescata ed il rischio di deflagrazione è alto», aveva dichiarato Nicola Fiorita, sindaco di Catanzaro -.

Sulla vicenda alcuni giorni fa erano intervenuti anche i segretari nazionali di Cgil Cisl e Uil, Landini, Sbarra e Bombardieri sollecitando un tavolo di trattativa ministeriale e l’applicazione della clausola sociale con cessione dell’azienda ad un’azienda di primaria importanza che assorba i mille dipendenti calabresi.

«LE IPOTESI DI SOLUZIONE promossa da istituzioni governative e locali, non ha trovato gli opportuni riscontri negli emendamenti promossi dal governo in relazione all’utilizzo di risorse del Pnnr in ambito digitalizzazione», proseguono i segretari. «Il prossimo agosto è previsto il termine dell’amministrazione straordinaria e le proposte che stanno emergendo offrono risposte parziali e insufficienti», denunciavano il segretario della Cgil Maurizio Landini e il neo segretario generale della Slc Riccardo Saccone.

IN REALTÀ IL MINISTERO già 29 maggio aveva già autorizzato la vendita di Abramo Cc a Enosi e Steel Telecom ma solo di un ramo di azienda, costituito da un contratto attivo (quello del customer care per la clientela business di Tim), nonché le partecipazioni nella controllata Mics. Ne consegue che degli attuali 1.000 dipendenti Abramo su diverse commesse, come detto, ne passeranno alla newco poco più di 200. Secondo i commissari, infatti, Enosi Holding e Steel Telecom «tramite l’offerta di acquisto vincolante, intendono rilevare la titolarità del contratto Tim che implica il trasferimento di 90 operatori di call center, 14 team leader e 125 collaboratori, oltre agli assets aziendali».

IL CONTRATTO OFFERTO dalle due aziende acquirenti è quello di «impiego part-time di 4 ore giornaliere, fatta eccezione per Team Leader, anche al fine di massimizzare il numero delle assunzioni, pur mantenendo una struttura dei costi sostenibile».

Inoltre, Enosi Holding e Steel Telecom «hanno proposto, per rendere sostenibile l’offerta vincolante, l’eliminazione degli incrementi automatici di retribuzione dovuti all’anzianità di servizio a fronte dell’introduzione di un sistema di remunerazione variabile al raggiungimento di prefissati obiettivi».

I lavoratori promettono nuove azioni di lotta. Il telefono piange ancora per i centralinisti di Acc.