Per anni, quando mi capitava di descrivere i perché e i per come della mia assoluta convinzione nel sostenere che C2C Festival (anche quando ancora era stilizzato come ClubToClub) non solo è il miglior appuntamento musicale del calendario italiano ma anche a livello esteso internazionalmente, ho fatto fatica a racchiudere in pochi pensieri la mia argomentazione. Perché è un festival sfaccettato, fatto di scelte radicali nella curatela e nella sua direzione artistica che hanno definito un’identità solidissima che è molto difficile riassumere. Chi sta dietro all’evento riassume questo approccio con “avant-pop”: una volontà di rendere innovazione e avanguardia musicali appetibili, trasversali e di tendenza. Senza mai cedere alle lusinghe del compromesso per strappare qualche biglietto in più, giurando fedeltà a una visione che in ventuno edizioni ha ripagato largamente con approvazioni che arrivano da ogni parte del nostro mondo. Plausi che arrivano dalla critica internazionale, certo, ma anche e soprattutto da un pubblico variegato, affezionato e che sa che a inizio novembre – a Torino – si ascolta, si balla e si vive il presente musicale senza esclusione di genere o di approcci. La coesistenza dell’eroticamente esplicito noise punk industriale dei Model/Actriz con il vulcanico pop d’essai di Caroline Polachek

CON IL SOTTOTITOLO “XXI ╱ 世界 El mundo the world il mondo”, la ventunesima edizione del festival nato nel 2000 (e che quindi ha dovuto rinunciare a due edizioni, per motivi che non serve specificare) però certifica forse nel modo più calzante e appropriato la sua identità di come aveva mai fatto in ventitré anni di storia. Il riferimento è alla carta con lo stesso numero degli arcani maggiori, resa con i numeri romani e definita traducendo il nome del tarocco in quattro lingue che ne enfatizzano il senso. “Il mondo” pare quindi una vera e propria dichiarazione d’intenti, un modo per sottolineare tanto la singolarità dell’edizione quanto in generale ciò che sta dietro al festival dalla sua prima: raccontare le tante realtà che possono essere definite musica d’avanguardia, i tanti mondi che sono dentro al mondo di C2C e che il festival cristallizza dentro gli spazi post-industriali che lo ospitano. Mondi fatti di prime volte, di esclusive per il nostro paese, di celebrazioni e di sodalizi che C2C coltiva da sempre e che ne hanno negli anni costituito lo scheletro e la personalità che attira lo sguardo, l’orecchio e l’attenzione di – appunto – tutto il mondo. Varietà e confini da superare sono da sempre una costante della kermesse, che però forse mai come questa volta ha reso palese tale volontà. La coesistenza dell’eroticamente esplicito noise punk industriale dei Model/Actriz con il vulcanico pop d’essai di Caroline Polachek (che piacere sentirla omaggiare la sua Sophie, nell’edizione dedicata alla produttrice scozzese e a Franco Battiato) e il jazz punk urbano di King Krule mettono ancora una volta in chiaro che no, C2C non è solo un festival da ballare ma in cui a trovare spazio più che un genere è un approccio. C’è poi la stretta collaborazione con Warp Records, che negli anni è arrivata a portare a Torino la leggenda conosciuta come Aphex Twin e che quest’anno non è stata da meno con Yves Tumor, Evian Christ, Slauson Malone 1 e Flying Lotus che mancava a Torino da troppo tempo (l’ultima volta fu proprio per C2C, nel 2012). E infine ci sono i compleanni, le celebrazioni di alcune realtà discografiche che hanno scolpito il suono, l’estetica e la storia dell’evento nel corso della sua esistenza: i quindici anni della PAN del greco naturalizzato tedesco Bill Kouligas e i dieci del collettivo torinese Gang Of Ducks diventano quindi parte integrante del cartellone del festival, con eventi e spazi dedicati.

C2C E’ UN FESTIVAL-MONDO composto di mondi, di suggestioni che arrivano dall’esterno e che vengono incapsulati in un’unica sfera che approda a Torino nella settimana che la città dedica all’arte contemporanea. Un documento-spazio sonoro da calpestare e attraversare abbandonandocisi dentro, lasciandosi alle spalle il resto del mondo mentre si vive quello specifico che è il risultato della varietà che popola ciò che sta fuori. Un tuffo in una dimensione che appare esterna e rarefatta ma che in realtà è parte integrante del tutto, che senza di essa sarebbe solo una palla da discoteca senza riflessi, senza complessità, senza la possibilità di rifrangere la luce in modo incontrollato e multi direzionale ma contemporaneamente coerente e dalla spiccata identità. E poco importano le speculazioni sull’improbabile futuro musicale della città fatto di eventi esterni (che collaborano con C2C, in terra natia): il mondo è già a Torino, da ventitré anni. Viva il mondo, viva C2C.