Scatta il flipper e Umberto Bossi – la cui esclusione dalla camera dei deputati aveva provocato dotte riflessioni sulla mutazione della Lega e aveva spinto Salvini a proporne la nomina a senatore a vita (lui che voleva abolire i senatori a vita) – rientra in parlamento. Il senatùr, soprannome che risale al 1987, perché successivamente è stato più anni alla camera (22) che al senato (9), torna a Montecitorio e spinge fuori dalla camera una candidata dei 5 Stelle (peraltro, stranezze della legge elettorale, candidata in Sardegna).

Ma non è detto che sia finita qui perché la pallina del flipper che ieri ha abbattuto 14 candidati che si vedevano già alla camera e ha regalato una gioia a altrettanti che si stavano invece rassegnando, ha appena cominciato a rimbalzare. Anzi, sicuramente non è finita perché c’è ancora un seggio proporzionale di Montecitorio non assegnato. Colpa del travolgente successo dei 5 Stelle nella circoscrizione Campania 1 e del fatto che Conte ha esagerato con le pluricandidature: tra Napoli e provincia si è trovato con più eletti che candidati disponibili. Bisognerà trovare allora un fortunato o una fortunata del Movimento da eleggere in un’altra circoscrizione. E una volta trovato bisognerà verificare come cambia il quadro generale.

Il Rosatellum, ormai è chiaro a tutti, è una legge diabolica. Il problema riguarda l’assegnazione dei seggi nella parte proporzionale. Che è molto semplice, a livello nazionale: tot percentuale (se è sopra la soglia di sbarramento) alle coalizioni e alle liste, tot seggi. Ma poi questa ripartizione deve essere portata dal livello nazionale a quello di circoscrizione. E dal livello di circoscrizione a quello di collegio. Se la somma dei seggi assegnati a ogni livello si trovasse a coincidere con i seggi ai quali la lista e la coalizione hanno diritto al livello superiore, non ci sarebbero problemi. Ma accade raramente. Allora bisogna spostare pedine dalle liste che hanno un eletto in più (cosiddette liste «eccedentarie») a quelle che hanno un eletto in meno («deficitarie»), rispettando però il totale nazionale. Che infatti, quando ieri sera la pallina del flipper si è fermata, per il momento, è stato rispettato.

Ogni partito ha conservato il numero di seggi che gli era stato assegnato dal Viminale martedì. Ma non più nella stessa circoscrizione. Fratelli d’Italia ne ha persi due, in Umbria e Lazio 1, e ne ha guadagnati due, in Molise e in Lombardia 1. Anche la Lega ha perso due seggi, in Sicilia 1 e in Emilia Romagna, ma ne ha guadagnati due, in Lombardia 3 (per il tesoriere del partito Giulio Centemero, a marzo condannato in primo grado per finanziamento illecito) e Lombardia 2. Quest’ultimo è proprio quello di Bossi.

Anche Forza Italia ha perso un seggio, a Napoli, e l’ha spostato però in Umbria. Il Pd più che nel flipper si può dire che sia finito nel frullatore, perché ha perso quattro seggi, in Calabria (fuori l’uscente Enza Bruno Bossio), in Abruzzo, in Molise e in Umbria, e ne ha guadagnati altrettanti in Sicilia 1, nel Lazio 1, in Emilia Romagna e in Toscana. I Verdi europei (in lista con Sinistra italiana) hanno perso un deputato in Piemonte 2, l’ex grillino Paolo Romano, e ne hanno guadagnato uno in Campania 1, il consigliere regionale Francesco Borrelli. I 5 Stelle hanno perso tre deputati in tre circoscrizioni della Lombardia (la 1, la 2 e la 3) e ne hanno guadagnati tre tra Calabria, Piemonte 2 e Umbria. Azione ha spostato un suo deputato dalla Toscana, dov’è rimasta fuori la deputata renziana Lucia Annibali, all’Abruzzo, dove ha eletto il segretario regionale del partito di Calenda.