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Biennale Musica tra magnifici impuri e le curiose alchimie del digitale

Biennale Musica tra magnifici impuri e le curiose alchimie del digitaleBrian Eno – foto Ansa

Eventi La sessantasettesima edizione dal 16 al 29 ottobre. Il Leone d’Oro 2023 assegnato quest’anno a Brian Eno e ai suoi mille talenti

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 15 ottobre 2023

Fino a pochi anni fa si sarebbe gridato allo scandalo tra le fila degli habituées della Biennale Musica. Ma ormai l’incanto è spezzato, il posto riservato esclusivamente ai musicisti dell’area «colta» può essere assegnato anche ad altri, a musicisti con carriere non tutte trascorse nella «classica». Così il Leone d’oro alla carriera a Brian Eno dell’edizione 2023 della Bm (dal 16 al 29 ottobre) non fa sussultare nessuno. Dopo che analogo premio era stato dato nel 2018 a Keith Jarrett, e tra i due, Jarrett e Eno, è una bella lotta in materia di «impurità». Magnifici impuri. Eno ha cominciato con un suo raffinato pop, tipo quella deliziosa pensosa canzone By this river che Nanni Moretti ha inserito nella colonna sonora della Stanza del figlio (e del resto aveva inserito il Köln concert di Jarrett in Caro diario).

È PASSATO all’ambient, per esempio all’immensa coltissima Music for airport del 1978. Ha miscelato la sua sapienza di compositore digitale con quella rock eretica di David Byrne per un altro capolavoro storico come My life in the bush of ghosts del 1981, Africa e tecnologia visionaria assieme. Ha fatto conoscere il suo talento notevole di artista visivo. Ha continuato a produrre artisti rock, pop e «alternativi». Ha tenuto in serbo proprie ambiziose composizioni come quella che presenterà a Venezia il 21 ottobre al Teatro La Fenice in prima assoluta: Ships per solisti e orchestra amplificata (si ascolterà anche la sua voce).
Lucia Ronchetti, direttora artistica della Bm, elogia «la sua ricerca sulla qualità, la bellezza e la diffusione del suono digitale e la sua concezione dello spazio acustico come spazio compositivo». Ronchetti ha intitolato Micro-Music questo 67° Festival di Musica Contemporanea.

Impegnati a mantenere la promessa ci saranno «accademici» e non, dj compresi. Il novantenne Morton Subotnick e la sua conterranea statunitense Maryanne Amacher (grandissima), lui concettuale psichedelico, lei concettuale assoluta

TUTTO DEDICATO al suono digitale. Ronchetti promette: «Gli artisti invitati, provenienti da tutto il mondo, scultori di forme sonore, creatori di incantesimi acustici, archeologi di suoni scomparsi e ricercatori dell’ineffabile, effimera, transitoria e magica natura del suono, sorprenderanno e coinvolgeranno il pubblico…». Impegnati a mantenere la promessa ci saranno «accademici» e non, dj compresi. Il novantenne Morton Subotnick e la sua conterranea statunitense Maryanne Amacher (grandissima), lui concettuale psichedelico, lei concettuale assoluta, si notano nella prima giornata. Altri che spiccano sono i popolarissimi Autechre che provengono dalla fondamentale «scuola» Warp, Robert Henke col suo progetto variabile CBM 8032 AV, il musicalmatematico Miller Puckette (Leone d’argento). Una sorpresa: John Zorn, jazzman, autore di radicalissimi quartetti per archi e di mille cose diverse, si esibirà come organista.

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