Visioni

Beppe Viola, tra Milan e Jannacci la realtà diventa un sogno vivente

Beppe Viola, tra  Milan e Jannacci la realtà diventa un sogno vivente

Libri Torna in libreria «Vite vere, compresa la mia»

Pubblicato circa un anno faEdizione del 28 luglio 2023

A più di quaranta anni dalla sua scomparsa, Beppe Viola rimane un esempio straordinario di inclassificabile. Inutile rincorrere le etichette, le cose fatte, scritte o dette, perché nessuno di questi pezzi è in grado di contenere chi fu Beppe Viola, autore, giornalista e funambolo. Nato a Milano e di Milano figlio e padre al tempo stesso, Viola seppe disegnare (e insegnare) una traiettoria impensabile, ma precisa verso la felicità. Libro esemplare di un uomo particolare, resta, ora nuovamente in libreria da Quodlibet, Vite vere, compresa la mia. Vera e propria autobiografia in forma di compagnia, delle persone amate e di quelle meno, dei momenti passati, belli e tristi, veri e praticamente veri. Frutto di una collaborazione con la storica rivista Linus, Vite vere compresa la mia è la geografia di un mondo che alla fine degli anni Settanta rifiutò il piombo e la noia, la durezza e il disincanto per dare forma al gioco e all’intuito, al gesto e alla bizzarria come forma di quotidianità.

SOPRA OGNI COSA, evitare dunque la nostalgia, il refrain di un tempo andato che non tornerà più, perché a tornare c’è sempre tempo. Basta ricercare il senso, basta tenersi la voglia sempre pronta, perché quel tempo, quello raccontato nei bellissimi pezzi beckettiani di Beppe Viola è un tempo certamente immaginato e in parte sognato, ma realissimo, a tratti anche duro seppure sotto l’ombra del sorriso sempre acceso. Viola non finge, non nega, non insegue la parodia spuria, o il semplice gioco linguistico, ma accende la realtà trasformandola in un sogno vivente dentro al quale chiunque è accolto, come ad un carnevale. Come ad una festa che è la giornata in ufficio, la corsa per prendere il tram, l’ansia per la fine mese che arriva sempre troppo presto sul calendario. Il gioco per davvero sempre senza infingimenti, senza bisogno di maschere, tempi accordati e regole stringenti, il momento giusto è sempre quello buono, non conta se la giornata chiama sole o pioggia. Una prontezza di riflessi che è tutta nello spirito, in una visone inclusiva della vita. Popolare in un senso lontanissimo dall’oggi in cui quella parola è così straziata e banalizzata.

Una curiosa cerimonia degli addii, senza sapere di doversene andare

UNA MILANO che sfugge al moralismo senza bisogno del gioco al ribasso di un Cavaliere allora non ancora presente. Il magheggio come forma d’arte contro i soliti noti che alle poltrone, al ruolo, all’etichetta hanno sacrificato ogni forma di felicità. Beppe Viola dunque come maestro: dei giorni tutti inseguiti, degli amici che non mancano mai, dei soldi che se vengono è solo perché poi se ne devono andare.
Vite vere compresa la mia è una cerimonia degli addii senza sapere di doversene andare, che comunque anche a saperlo è sempre troppo presto. La vita presa nel suo movimento, derisa e attraversata con la leggerezza acutissima di un Raymond Queneau milanese, tra viale Argonne e via Lomellina, tra il Milan e Jannacci. Sintesi perfetta di una formula magica, quella della scrittura come scorribanda, fatta però di esercizio duro e continuo, attento e preciso. Una lingua priva di malinconia, una festa per il cuore.

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