Da diversi anni, nel mondo della finanza è sempre più diffuso lo strumento dell’azionariato attivo, comunemente conosciuto a livello internazionale come shareholder engagement.

È un modo per gli azionisti di interagire con le società in cui sono investiti i propri capitali, al fine di influenzarne la condotta in merito a specifiche questioni. Questo tipo di interlocuzione può assumere forme diverse: voto in assemblea degli azionisti, dialogo a porte chiuse con la dirigenza, invio e pubblicazione di dichiarazioni oppure lettere con delle richieste specifiche.
Rientra proprio in quest’ultimo caso l’iniziativa, coordinata da ReCommon, che ha visto alcuni investitori di Intesa Sanpaolo inviare e rendere pubblica una lettera al gruppo bancario di corso Inghilterra, sollecitando un miglioramento dei propri impegni su clima e ambiente.

I firmatari della lettera sono Ecofi Investissement, Bank fur Kirche und Caritas e Actiam, top asset manager olandese con asset gestiti pari a 20 miliardi di euro, che ha recentemente annunciato il proprio disinvestimento dalla francese Total.
Rivolgendosi a Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, gli investitori esprimono preoccupazione per l’esposizione del gruppo nei confronti dell’industria dei combustibili fossili, che continua a essere estremamente rilevante e in aumento anche sul carbone.

Nel 2021, i prestiti e le sottoscrizioni di Intesa Sanpaolo al settore del carbone ammontano a 2,3 miliardi di dollari, quattro volte di più rispetto all’anno precedente. La stessa tendenza è presente sul fronte degli investimenti, dove l’esposizione del gruppo bancario al settore del carbone è aumentata del 73% rispetto al 2020. Ampliando l’analisi, Intesa Sanpaolo nel solo 2021 ha finanziato i settori del carbone, del petrolio e del gas con 6,4 miliardi di dollari.

Alla luce di questi sporchi affari, il gruppo di investitori ha scritto a Intesa con la richiesta di migliorare i propri impegni sul carbone – in modo particolare di includere tutti i servizi finanziari e prevedere una data chiusura con l’intero comparto del settore carbonifero – e ampliare l’applicabilità della propria policy su petrolio e gas estratti con pratiche non convenzionali, in primo luogo escludendo la possibilità di finanziare progetti sulla terraferma nell’Artico, dove Intesa è molto esposta a livello finanziario.
In merito all’iniziativa di interlocuzione, Greta Fearman, Senior Responsible Investment Officer di Actiam, che detiene una importante quota azionaria in Intesa Sanpaolo ha commentato: «Abbiamo bisogno che le banche stabiliscano date chiare per l’eliminazione graduale del finanziamento dell’energia da carbone, dei combustibili fossili ad alto impatto e del petrolio e del gas non convenzionali. Poiché questi temi sono indubbiamente sempre più rilevanti dal punto di vista finanziario, come investitore di Intesa Sanpaolo abbiamo chiesto alla banca di aggiornare i propri impegni».

*Recommon