La redazione consiglia:
Un nuovo patto sociale per democratizzare il MetaversoSiamo in cinque. In testa abbiamo un visore. Ognuno di noi ha scelto un colore. Nello spazio nero le mani sono ottanio, fucsia, gialle. Ci muoviamo guardinghi, una griglia ci avverte quando stiamo uscendo dal nostro spazio. Siamo ormai trasformati in piccoli avatar mono-cromatici con cui costruire relazioni. Le mani lasciano scie colorate nello spazio, se ci si sdraia in terra si ha l’impressione di essere parte di una multidimensionale galassia. L’esperienza è un workshop, titolo MOVEinVR, a condurlo Ariella Vidach e Claudio Prati, coppia pioniera da 35 anni della sperimentazione sul rapporto tra danza e nuove tecnologie, lei danzatrice e coreografa, lui videoartista. Il loro primo incontro è a New York. Insieme danno vita nel 1988 a Lugano a un’associazione che fin dal nome è un viaggio nell’immaginazione: AiEP/Avventure in Elicottero Prodotti trasformata nel 1996 a Milano nella compagnia di danza Ariella Vidach-AiEP che ha oggi sede alla Fabbrica del Vapore di via Procaccini.

TANTI i progetti che quest’anno li coinvolgono: il workshop MOVEinVR, unitamente alla performance Virtual Touch, è stato tra le esperienze chiave di onLIVE Campus, una tre giorni proposta alla Lavanderia a Vapore di Collegno dalla Fondazione Piemonte dal Vivo per sperimentare l’incontro tra arti performative e nuove tecnologie, realtà virtuale, intelligenza artificiale, metaverso.
Temi oggi centrali in programmi di apprendimento automatico come ChatGTP di OpenAI, portanti nel mercato dei video-game, di gran moda al cinema: bastino i sette Oscar a Everything Everywhere All at Once al suo viaggio nel multiverso siglato The Daniels. Ricerche che nutrono folgoranti entusiasmi e luminosi dubbi, come ha ben evidenziato sul New York Times in queste settimane il filosofo e linguista Noam Chomsky, ma anche propositive, nell’intreccio con le arti performative e con la danza, di un nuovo approccio alla riflessione sul corpo, sul mantenimento della sua presenza dal vivo o sulla sua assenza, sul tempo reale o non reale delle esperienze nel metaverso.
«I primi esperimenti con la telecamera li abbiamo fatti a New York negli anni Ottanta» racconta Vidach. «Mi è sempre piaciuto studiare il rapporto del corpo con lo spazio in cui ci muoviamo. Spesso ci si focalizza sull’apprendimento dei passi, ma un corpo che si muove nello spazio genera altre azioni e relazioni. Sarà stata la mia formazione a New York nella contact-improvisation, ma continua a interessarmi la consapevolezza dei principi fisici che stanno alla base dell’incontro tra due corpi nello spazio. Da allora ho sperimentato come la tecnologia possa essere d’aiuto e di stimolo per capire come un movimento sviluppi un’energia, per sentire il peso del corpo in rapporto alla forza di gravità, per comprendere il proprio stato».
Prati: «Tra il 1988 e il 2006 abbiamo esplorato varie tecnologie, lavorando sulla danza multimediale e sulle interazioni con le immagini. Utilizzando il Mandala System abbiamo creato in lavori come EXP una connessione diretta tra corpo e scenografie immateriali. «I primi esperimenti con la telecamera li abbiamo fatti a New York negli anni Ottanta» racconta Vidach. «Mi è sempre piaciuto studiare il rapporto del corpo con lo spazio in cui ci muoviamo».

NEGLI ANNI NOVANTA il fascino dell’immagine era quasi narcotizzante, il rischio era che il corpo sparisse dentro una dimensione immaginifica, per questo abbiamo sempre lavorato perché i danzatori rimanessero artefici della performance secondo una democratizzazione forse utopica della tecnologia. Dal 2007 al 2015 ci siamo concentrati sull’interazione con il suono con lavori come VOCset, per lavorare infine sulla interazione con oggetti e soggetti virtuali dal 2016».
Stasera Vidach e Prati sono allo Spazio Matta di Pescara con ELLEvive, dialogo tra la danzatrice Sofia Casprini e il proprio avatar, clone virtuale che nel corso della performance trova una propria autonomia distaccandosi dal movimento che lo origina. Domani guidano, sempre a Pescara, il workshop Il corpo nell’universo virtuale. In Virtual Touch, visto a Collegno e in programma il 13 maggio al Teatro Foce di Lugano, Vidach interagisce con altre due danzatrici collegate da remoto: indossato tutte e tre il visore, le due interpreti lontane spariscono alla vista. La coreografia si rivela nell’esperienza virtuale dei tre avatar colorati, ma anche nel corpo di Vidach che, munita di visore, è artefice visibile di ciò che vediamo nella proiezione virtuale. La performance fa parte del progetto di ricerca a più formati Dance the Distance, come installazione esperienziale (TOUCHinVR) è al Festival Tendance di Latina il 27 e 28 maggio.

Il progetto «MoveinVR»

VIDACH:  «Con la realtà virtuale, stiamo attraversando un processo di riflessione che deriva dall’osservazione di realtà parallele e corpi diversi dai nostri, non umani. Danzare con gli avatar si lega a un’esperienza di immaginazione, eppure la sensazione di avere di fronte qualcosa di vero è palpabile. L’obbiettivo è connettere questi due mondi senza rinunciare al corpo reale. Il corpo rimane per me una sonda fantastica per comprendere ogni cambiamento, incredibilmente capace di trovare soluzioni, di sbagliare e quindi di imparare dall’errore, a differenza, come dice Chomsky, di una mente meccanica che, almeno fino a oggi, non conosce deduzione, non ha capacità critica».
Tra i prossimi impegni del 35°anniversario, oltre alla ripresa del progetto per l’infanzia Nel bosco del futuro, annunciate due date milanesi: al festival FOG di Triennale Milano, manifestazione guida in città per una visione del contemporaneo oggi, il 23 aprile, AiEP presenta Improvvisazioni Itineranti a Parco Sempione, il 31 maggio con la performanceStaying with the trouble si conclude al MEET Digital Cultural Centre il progetto COMMON CLOUD. Tecnologie Corpi Democrazia, incontri, laboratori, performance sui linguaggi digitali. La performance di AiEP è la restituzione pubblica di un percorso di ricerca tenuto in questi primi mesi dell’anno. Avverrà in uno spazio 3D creato per l’installazione dove spettatori e un esploratore/regista munito di Oculos condivideranno, grazie a una videocamera virtuale, l’esperienza di un viaggio di avatar danzanti.