Autopsia esclude traumi fatali sul corpo del ragazzo tunisino
«Sulla base delle indagini sin qui espletate – Tac Total body, ispezione cadaverica esterna e autopsia – non è possibile allo stato identificare la causa del decesso», fa sapere il procuratore di Modena Luca Masini. La nota fa riferimento agli esami sul corpo di Taissir Sakkra, il giovane tunisino di appena 30 anni trovato cadavere la mattina del 15 ottobre in un parcheggio del capoluogo emiliano.
Per capire bene cosa ha provocato la morte dell’uomo saranno necessarie ulteriori analisi isto-patologiche e tossicologiche ma, sottolineano i pm, gli accertamenti medici realizzati «non hanno messo in evidenza lesività di natura traumatica di per sé sola in grado di determinare il decesso». In via preliminare, dunque, sembra da escludersi la presenza di traumi che hanno avuto carattere fatale.
Il mistero che avvolge la morte del ragazzo resta ancora tutto da dipanare. Per adesso nel registro degli indagati ci sono i nomi di sei carabinieri con ipotesi di reato diverse: uno per «morte come conseguenza di altro reato», cinque per «lesioni». Queste ultime riguarderebbero il fratello di Taissir, Mohamed Ali. È lui ad aver denunciato un pestaggio subito insieme alla vittima la notte precedente al decesso.
Fermati per una rissa nel circolo Arci di Ravarino i due, apparentemente alterati per l’uso di alcol, sono stati portati al comando provinciale dei carabinieri di Modena dove avrebbero subito le presunte violenze. Dalla caserma però, che si trova a poche centinaia di metri dal luogo in cui è stato rinvenuto il cadavere, sono usciti insieme e sulle loro gambe.
Quando la mattina seguente i militari hanno raggiunto il parcheggio, allertati intorno alle 9 dall’avventore di un vicino bar, la prima ipotesi avanzata è stata quella della morte in seguito a una caduta. Probabilmente per una ferita che Taissir aveva dietro la testa. Versione che non ha convinto il fratello che ha sporto denuncia. Le indagini sono state affidate alla polizia. Dovranno riempire i tanti spazi vuoti che restano tra l’uscita dalla caserma e il momento della morte.
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