La sede dell’Unrwa, l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi, di Gerusalemme Est è stata data alle fiamme ieri per ben due volte da «residenti israeliani». L’accusa è stata pubblicata su Twitter direttamente dal commissario generale dell’Unrwa, Philippe Lazzarini, secondo cui gli incendi non hanno causato vittime, ma hanno provocato «danni estesi» alle aree esterne del complesso, che rimarrà inagibile «fino a quando verrà ripristinata un livello di sicurezza adeguato». La dinamica, secondo Lazzarini, non è nuova. Sono almeno due mesi che il personale dell’Agenzia è vittima di intimidazioni, molestie di diverso tipo e persino minacce con armi da fuoco da parte di «estremisti israeliani» che si radunano di fronte alla sede dell’Unrwa. Ieri, tuttavia, gli estremisti sono passati dalle parole ai fatti: già prima dell’incendio, testimonia Lazzarini, «una folla di manifestanti israeliani si è riunita di fronte agli edifici dell’Agenzia intonando lo slogan ‘bruciamo le Nazioni Unite’».

Diversi paesi hanno condannato l’incendio, tra cui la Germania, che pure aveva duramente criticato l’Agenzia per i sospetti di connivenza con Hamas e sospeso i finanziamenti. «Israele deve garantire la protezione delle strutture e del personale dell’Onu nei territori palestinesi occupati» ha dichiarato il ministero degli Esteri di Berlino. In Italia il senatore di Avs, Tino Magni, ha presentato un’interrogazione parlamentare in cui accusa il governo di aver sospeso i fondi all’Unrwa già prima degli attacchi del 7 ottobre. «La destra, quindi, aveva la volontà di tagliare questi fondi indipendentemente dalle accuse contro l’Unrwa poi crollate per l’inesistenza di prove solide a sostegno di quanto affermato da Tel Aviv».