Armenia, gli insorti liberano gli ultimi ostaggi ma non si arrendono
Erevan Continua l'assedio alla stazione di polizia assaltata domenica 17 luglio
Erevan Continua l'assedio alla stazione di polizia assaltata domenica 17 luglio
Il gruppo di uomini armati che dal 17 luglio si è asserragliato in una stazione di polizia a Erevan, la capitale dell’Armenia, ha liberato ieri gli ultimi quattro agenti che ancora tratteneva in ostaggio. Altri cinque erano stati rilasciati precedentemente. Al momento dell’attacco, domenica scorsa, un agente è stato ucciso e altri due feriti. Il commando, che è composto presumibilmente da veterani della guerra in Nagorno-Karabakh avversi all’attuale presidente Sarsgyan, resta però nella caserma armato fino ai denti. È il caso di dirlo, dal momento che l’edificio ospita uno dei maggiori depositi di armi della città.
La principale richiesta degli insorti riguarda l’immediata liberazione di Jirair Sefilyan, leader di un gruppo di opposizione ed eroe della guerra in Nagorno-Karabakh, che era stato arrestato a fine giugno per possesso e traffico di armi illegali. Un’accusa da molti ritenuta infondata, e basata su considerazioni politiche. Armeno libanese di nascita, Sefilyan si è distinto negli ultimi anni come uno strenuo oppositore del governo e di ogni possibile compromesso con l’Azerbaigian per il conflitto del Karabakh. In particolare, dopo l’escalation di aprile, dove sono morte oltre trecento persone (civili inclusi) in pochi giorni.
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