Anpi: no alle armi non è equidistanza
Su Amazon, dov’è adesso è quasi esaurita, informano che solitamente è venduta con la bandiera degli Stati uniti. La non popolarissima bandiera della Nato sta vivendo il suo momento di gloria, almeno qui da noi dov’è diventata argomento di polemica e di provocazione. Già sventola nelle dichiarazioni di chi vuole portarsela al 25 aprile, non per sé ma contro gli altri. Come nelle peggiori curve, o nelle arene, si agitano i vessilli non tanto per celebrarsi quanto per istigare una reazione.
Le volete le bandiere della Nato al corteo per la Liberazione?, chiedono due o tre volte al presidente nazionale dell’Anpi. E lui: «Ritengo che sarebbero inappropriate in quella circostanza, dovremmo parlare di pace e non mi pare che la Nato sia un’associazione pacifista».
Lì per lì, durante la conferenza stampa convocata dal presidente Gianfranco Pagliarulo nella sede nazionale dell’Associazione partigiani, era parsa una risposta sorvegliata, all’interno di un discorso teso a sottolineare il carattere «popolare e inclusivo» del 25 aprile.
Del resto l’incontro con i giornalisti con dieci giorni di anticipo rispetto alla Liberazione era stato pensato proprio per uscire da «un assalto mediatico senza precedenti» di cui l’Anpi si sente vittima e cercare, per quanto ancora possibile, di non trasformare la festa in una rissa. Problema sentito più a Roma che a Milano, dove si svolge la manifestazione nazionale e dove – riferisce Pagliarulo – nelle riunioni preparatorie neanche la comunità ebraica si è detta favorevole a far sfilare le bandiere Nato.
Ma a Roma è diverso, a Roma dal 2013 la partecipazione della brigata ebraica è diventata problematica: quell’anno un oratore della brigata fu contestato e gli fu tolta frettolosamente la parola, l’anno successivo il servizio d’ordine che proteggeva la brigata cercò di impedire l’ingresso nel corteo della comunità palestinese. Spintoni e dal 2015 la comunità ebraica romana celebra il 25 aprile lontano dall’Anpi, malgrado la brigata ebraica abbia combattuto per la Liberazione. A nulla sono serviti i tentativi di conciliazione messi in campo, una volta, dalla ex sindaca Raggi.
L’Anpi di Roma ha scritto anche quest’anno alla comunità, invano. Oggi Pagliarulo scriverà alla presidente Ruth Dureghello chiedendole un incontro (come lo invitava a fare ieri la vice presidente dell’Anpi Albertina Soliani su Domani): «Noi come sempre abbiamo la braccia aperte per tutti, in particolare per la comunità ebraica».
Ma Dureghello gli ha già risposto. «È curioso che nella stessa conferenza stampa si sia detto no alle bandiere Nato e sì a quelle palestinesi», ha chiuso il discorso. E in sostanza ha spiegato di non riconoscere più l’interlocutore (malgrado l’Anpi con l’Ucei, l’unione nazionale delle comunità, dialoghi da sempre, non solo sul 25 aprile). Per Dureghello «in mancanza dei partigiani che ormai hanno un’età avanzata o non ci sono più, nessuno ha diritto a parlare a nome loro».
È chiaro che in questo caso la diversità di punti di vista sulla guerra della Russia all’Ucraina c’entri poco.
Pagliarulo resta contrario all’invio delle armi all’Ucraina anche se definisce «certamente resistenti» i militari e i civili ucraini che tentano di respingere i russi. Spiega però che «il crescente rifornimento di armi sempre più letali rende più difficile il ruolo di mediazione che spetterebbe all’Europa».
Per rispondere agli attacchi «violenti e volgari» e a chi lo ha indicato come «putiniano», Pagliarulo insiste che «non siamo mai stati equidistanti, stiamo con gli aggrediti» e ricorda che «siamo stati tra i primi, al mattino del 24 febbraio a condannare l’invasione della Russia». Dice che «purtroppo non vedo la volontà di fare davvero la trattativa», rivendica la scelta pacifista in linea con la storia dell’associazione (saranno pubblicati discorsi pacifisti di Pertini, Iotti e Merlin), sostiene che non è giusto paragonare la resistenza ucraina a quella italiana del ’43-’45, e aggiunge che «le invasioni buone non esistono, le guerre non hanno mai risolto i problemi e hanno sempre peggiorato la situazione».
Infine respinge la descrizione di un’Anpi spaccata sulla guerra in Ucraina – prima di Soliani era stato l’ex presidente Smuraglia ad avanzare un’altra linea: «C’è un legittimo dibattito, le opinioni diverse sono benvenute, ma al congresso di fine marzo il 95% ha condiviso la linea della presidenza nazionale». E assicura: «L’Anpi non è mai stata e non sarà mai una ridotta della sinistra radicale».
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