Cultura

Quando la luce si trasforma in buio e viceversa

Quando la luce si trasforma in buio e viceversa

NARRATIVA «Spilli», l'esordio letterario di Greta Olivo per Einaudi

Pubblicato 11 mesi faEdizione del 19 dicembre 2023

Spilli edito da Einaudi (pp. 216, euro 18.50) è il romanzo di esordio di Greta Olivo: colpisce, e non solo perché si tratta del primo libro di una giovane autrice, l’immediatezza della scrittura, la sua capacità di rendere vividi e presenti tutti i personaggi della storia e in particolare la voce narrante, Livia.
Il testo è diviso in tre parti che raccontano progressivamente l’evolversi di una malattia che viene diagnosticata a Livia l’estate che precede l’ingresso al liceo: retinite pigmentosa, una patologia che non le lascia scampo e che nel suo caso va veloce, esattamente come era capace di fare lei prima di scoprire che nel giro di poco tempo, ancora prima di fare l’esame di maturità, sarebbe diventata cieca. Spilli si apre con il racconto di una gara di atletica che Livia vince perché è una velocista nata. E questo incipit introduce chi legge in una storia in cui lo scorrere troppo rapido del tempo gioca un ruolo fondamentale.

LA TRIPARTIZIONE, che è quella del teatro classico, si attaglia perfettamente alla struttura di una storia che nella prima parte racconta la normalità: come molte ragazzine miopi Livia vuole sostituire i suoi occhiali spessi e pesanti con le lenti a contatto e, a seguito di incidenti anche dolorosi, riuscirà a farlo.
Olivo, poi, trasforma questi oggetti in simboli che raccontano della caduta: alla fine della seconda parte quando la malattia ha preso ormai il sopravvento e Livia non vede se non alcuni elementi del mondo intero, non solo si troverà a voler dismettere le lenti che accentuano i sintomi della retinite, ma anche gli occhiali diventeranno inutili. Il procedere inesorabile verso una condizione così terrificante come quella della cecità, a causa di un evento rispetto al quale non esistono soluzioni, è il nucleo narrativo e incandescente di questo romanzo. Spilli racconta la storia di una ragazzina, dei suoi genitori, della scuola, di amiche e nemici, quindi descrive un contesto decisamente connotato, quello della adolescenza, però affronta un destino che può essere universale.
E in questo riesce a far riflettere lettrici e lettori sull’imprevedibilità della esistenza, sulla sua vulnerabilità assoluta, a causa della quale la propria condizione può mutare repentinamente e condurre altrove, in situazioni di disabilità, di sofferenza, malattia e perdita.

NEL ROMANZO che ha una stile votato all’immediatezza, alla presa diretta, degna di particolare nota è la parte finale del capitolo «Tiresia», quando Livia, che sta per diventare incapace di vedere gli oggetti, inizia a muoversi ripetutamente da una stanza all’altra, per fissare nella memoria la forma di cose familiari che non vedrà mai più: le medicine sul comodino della mamma, la sua calligrafia, la foto dei suoi da giovani, e poi cose che tutte e tutti ignoriamo, perché possiamo farlo: «di che colore erano le fughe tra le mattonelle? Quanti alberi si riuscivano a vedere dalla finestra? Qual era il punto preciso da cui si propagava la chiazza di muffa sul soffitto?».
C’è in questo testo, che inesorabilmente racconta una tragedia, una cifra di speranza costante che è data dall’affetto e dalla possibilità di tessere relazioni durature e di sostegno: in primo luogo l’amore dei genitori nei confronti di Livia, l’amicizia di Morena, il coraggio di Emilio che le insegnerà come si cammina da cieca. E questo equilibrio sapiente tra tenebra e luce rende Spilli un romanzo di grande umanità.

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