Ambrogio Lorenzetti contro la guerra
Ogni giorno ci giungono immagini di guerra. Nella ripetizione quotidiana e continua, le atrocità non suscitano raccapriccio, orrore, sdegno. Si confondono con la pubblicità che ad ogni ora viene erogata a dare sicurezza. Siamo al riparo, non vale la pena pensare la guerra.
Mi pongo a pensare la guerra osservando una sua rappresentazione simbolica, in cifra, concepita da Ambrogio Lorenzetti in anni tra 1332 e il 1337 illustrando la lotta dell’Arcangelo Michele contro il satanico Dragone come ci racconta l’Apocalisse: «Intanto apparve un altro segno nel cielo: un gran dragone, dal colore del fuoco, con sette teste e dieci corna e sette diademi sulle teste. La sua coda trascinava la terza parte delle stelle del cielo e le precipitò sulla terra. Allora avvenne una guerra nel cielo. Michele e i suoi Angeli combattevano contro il Dragone. Il Dragone e i suoi Angeli ingaggiarono battaglia, ma non poterono prevalere e nel cielo non vi fu più posto per loro. E il gran Dragone fu precipitato, l’antico serpente, che si chiamava diavolo e Satana, il seduttore del mondo intero; fu precipitato sulla terra e i suoi Angeli furono precipitati con lui».
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European Painters fra correttezza e storia dell’arteIl volto di Michele che Lorenzetti delinea, ha una espressione distesa, non denuncia alcuno sforzo mentre è intento a svolgere l’opera sua. È il viso di un giovane dai tratti delicati, glabro. La capigliatura bionda, color del grano maturo, è inanellata ad un cerchio rosso che orna, al posto della celata, l’elmo che indossa. Il suo corpo flessuoso è protetto da un’armatura bronzea, di colore verde. La lorica a protezione del busto, le guardie delle braccia e i dischi circolari dei gomiti e delle ginocchia recano impressi motivi ornamentali a volute. Danno una sensazione di movimento continuo, inarrestabile: lo diresti intrinseco all’armatura. Quasi un esser concepito e predisposto, quell’abito guerresco, ad animarsi con perfetta armonia nei gesti dello scontro del corpo a corpo in battaglia. Così osservi, su quella metallica corazza, un gioco che imita nel motivo di girali il gesto ampio del braccio quando muove in mulinelli i colpi di spada, descrive girandole che si assestano in fendenti e in micidiali colpi di punta.
Scopri che i segni circolari tracciati e ripetuti sulla lorica sono la cifra formale che riguarda l’intera composizione pittorica di Ambrogio Lorenzetti. Tutta la rappresentazione è un muoversi di linee curve che trascorrono le une nelle altre a descrivere una rutilante dinamica complessiva, dove l’energia offensiva dei contendenti si mescola in reciproci intrecci tanto che la determinazione dell’uno e dell’altro combattente a sopraffare l’avversario mette capo a un groviglio.
Le sette teste del Dragone si agitano a colpire. Una sembra abbattuta e geme sangue, mentre le altre, oscillanti nel nodo che le avviluppa, tendono terribili le fauci ad azzannare Michele. Una vibra la lingua biforcuta. Questa energica elasticità del corpo del Dragone ti avvedi, guardando, per le virtù lineari della composizione, come vada a gonfiare d’un vento infernale il mantello dell’Arcangelo, quel gran mantello rosso foderato di bianco che si gonfia come una candida vela sotto le raffiche d’una tempesta, fino a sbattere contro le grandi ali policrome che Michele ha dispiegato potenti. Anche il Dragone è alato, ma impedito da Michele al libero volo: le zampe unghiate della bestia raspano nel cielo azzurro. Un intrico che sembra impossibile dipanare, un viluppo che impedisce ad entrambi la vittoria.
Il testo biblico racconta la sconfitta di Satana cacciato dal cielo e precipitato sulla terra. Sulla terra la guerra non è come la guerra in cielo ammonisce Lorenzetti che descrive i contendenti mentre combattono, ovvero quando l’esito della battaglia non è ancora conseguito. Il pittore ci dice: qui sulla terra dove io Ambrogio vivo e vive Satana accanto a me, ogni qualunque guerra è puro trionfo di Satana. Sulla terra la guerra è solo un viluppo inestricabile di morte e di inumanità. Quanti la promuovono e vi prendono parte sono nelle mani del diavolo, ovvero della follia omicida.
Che una vittoria sia impossibile, paradossalmente, e sempre, al contrario, solo la guerra si afferma nell’intrico?
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