Dodici giorni dopo l’annuncio di una «mobilitazione unitaria», finalmente Cgil, Cisl e Uil hanno trovato l’accordo sulle modalità. Niente scioperi e nemmeno un manifestazione nazionale. Alle «assemblee unitarie» già annunciate seguiranno solo tre manifestazioni interregionali: per il centro Italia a Bologna 6 maggio, per il nord a Milano il 13, e per il sud a Napoli il 20.

IL PARAGONE CON L’ONDATA di scioperi e proteste nel resto d’Europa – Francia, Germania, Regno unito, Portogallo – è impietoso.

Pur di riconquistare l’unità confederale, Landini e Bombardieri hanno dovuto accettare la linea moderata della Cisl di Sbarra: niente scioperi e mobilitazione blanda.

Si punta sulla quantità – tenere a lungo il pallino della mobilitazione – più che sulla qualità – una grande manifestazione contro il governo.

L’assenza di Roma lascia parta la porta a una manifestazione nazionale a giugno ma anche questa è la linea Cisl: passare la palla al governo. Basterà una piccola apertura perché Sbarra la colga e si chiami fuori da ulteriori mobilitazioni.

Anche ieri la giornata di febbrili contatti fra le tre confederazioni sembrava chiudersi con l’ennesima fumata bianca. Landini, Sbarra e Bombardieri avevano lasciato ai loro segretari organizzativi Gino Giove (Cgil), Daniela Fumarola (Cisl) e Emanuele Ronzoni (Uil) la trattativa su come programmare le manifestazioni. Una trattativa complessa che sembrava arenarsi in vista di un Esecutivo della Cisl che si sarebbe tenuto oggi.

Alle 20 e 12 invece la svolta con il via libera alla proposta della Cisl. «Cgil, Cisl e Uil – recita il comunicato unitario – decidono di avviare unitariamente nei mesi di aprile e maggio una fase di mobilitazione con la realizzazione di una generalizzata campagna di Assemblee nei luoghi di lavoro e nei territori e con l’organizzazione di tre manifestazioni interregionali di sabato (Nord, Centro, Sud), da svolgersi a Bologna (6 maggio), Milano (13 maggio) e Napoli (20 maggio)».

PER SPIEGARE MEGLIO LA RATIO la nota unitaria prosegue indicando un elenco lunghissimo di obiettivi dal quale si conferma l’esclusione della cancellazione dell’autonomia differenziata, come chiesto dalla Cisl: «Tutela dei redditi dall’inflazione e aumento delle pensioni e dei salari, rinnovo dei contratti nazionali dei settori pubblici e privati; riforma del fisco, con una forte riduzione del carico su lavoro e su pensioni, tassazione extraprofitti e rendite finanziarie – e ancora – potenziamento occupazionale e dei finanziamenti al sistema sociosanitario pubblico per garantire il diritto universale alla salute e del sistema di istruzione, maggiore sostegno alla non autosufficienza; basta morti sul lavoro, contrasto alle malattie professionali e alla precarietà, centralità della sicurezza sul lavoro nel sistema degli appalti, eliminazione subappalti a cascata – e infine – lotta senza quartiere a mafie e caporalato; riforma del sistema previdenziale; politiche industriali e d’investimento condivise col mondo del lavoro per negoziare la transizione ambientale e digitale, realizzando un nuovo modello di sviluppo con particolare attenzione al sud, puntando alla piena occupazione», concludono Cgil, Cisl e Uil.

IL TUTTO «PER SOSTENERE le richieste unitarie nei confronti del governo e del sistema delle imprese» per «ottenere un cambiamento delle politiche industriali, economiche, sociali e occupazionali».