Lavoro

Alitalia, commissari e governo licenziano tutti: 2.245 a casa

Alitalia, commissari e governo licenziano tutti: 2.245 a casaUna protesta delle lavoratrici ex Alitalia – Foto LaPresse

Via alla procedura collettiva a soli cinque giorni dalla svendita di Ita a Lufthansa. La Cigs scade a fine ottobre Cub: venduti anche i dati sensibili dei dipendenti

Pubblicato 4 mesi faEdizione del 9 luglio 2024

A soli cinque giorni dalla fumata bianca per la (s)vendita a Lufthansa, arriva il licenziamento collettivo per i 2.245 lavoratori ex Alitalia, non riassunti da Ita Airways.

L’ex compagnia di bandiera che ha ceduto per un solo euro tutto il ramo Aviation (aerei e slot) a Ita airways è dal 2017 in gestione commissariale. L’allucinante decollo della nano compagnia si è portato dietro uno bagno di sangue occupazionale ancora irrisolto.

La maggior parte delle migliaia di lavoratrici e lavoratori non riassunti sono in cassa integrazione e hanno sempre dovuto lottare per vedersi riconoscere le proroghe. Giorgetti, il ministro che ha deciso la svendita a Lufthansa, è stato durissimo con loro. Voleva mandarli già tutti a casa ma ha dovuto piegarsi ai sensi di colpa di Meloni & co. che durante il governo Draghi appoggiavano la lotta degli esuberi Alitalia. Il compromesso finale è stato questo: sì a una proroga della cigs ma solo di dieci mesi fino a fine ottobre e soprattutto che sia l’ultima: «non ulteriormente prorogabile».
Così mentre Giorgetti si fa bello spacciando – complici i media di regime – la svendita di Ita ai tedeschi come un successo, ben 2.200 persone saranno in mezzo a una strada. Alla faccia delle promesse del presidente di Ita Antonio Turicchi di «molte assunzioni per l’espansione che porterà l’alleanza con Lufthansa».

LA FRETTA DEI TRE COMMISSARI di Alitalia – Leogrande, Bertolini, Santosuosso (l’ex Fava è stato promosso a presidente Inps sempre in quota Giorgetti, i commissari cascano sempre in piedi, non come i lavoratori) – è sospetta. Hanno scelto addirittura la domenica per inviare la lettera di apertura della procedura ai sindacati.

I lavoratori di Alitalia coinvolti sono 1312 assistenti di volo (in gran parte donne), 92 piloti, 389 impiegati di staff, 118 addetti delle manutenzioni (non riassunti da Atitech) e 408 addetti dell’handling (non riassunti da Swissport che nel frattempo è subentrata). Ci sono poi 47 lavoratori di Alitalia Cityliner, la compagnia regionale .

«I PIANI DI SVILUPPO delle aziende che hanno rilevato le attività di Alitalia prevedevano l’assorbimento di personale entro il 2025, motivo per il quale avevamo già chiesto la proroga della cassa integrazione, a oggi prevista fino al 31 ottobre, almeno per tutto il 2025», afferma la Uiltrasporti.

«Paradossale che di una tale mattanza occupazionale non se ne sia parlato nei giorni di festeggiamento per la soluzione tedesca, osannata dal ministro Giorgetti e dal suo seguito – attacca Antonio Amoroso della Cub – È arrivata la batosta per i lavoratori che si aggiunge a quella economica inferta ai contribuenti e al paese, pur di mettere al riparo Lufthansa da eventuali esborsi oltre i 30 milioni per le cause con i lavoratori, per i contenziosi insorgenti e per quelli in corso del top-management (l’ex presidente Altavilla e il dg Lazzerini, ndr) sembra l’intero importo», denuncia Amoroso.

LA CUB STA POI PORTANDO avanti un’altra battaglia in solitaria. Ha scoperto che nel contratto tra Alitalia e Ita per un solo euro la nuova compagnia ha avuto in dono anche i nominativi di tutti gli 11 mila dipendenti Alitalia, compreso lo stipendio annuale. Dati molto sensibili che ribadiscono la continuità aziendale. La Cub sta cercando di fare luce dal 2023 con richieste di «accesso agli atti» e solo dopo molti mesi ha ricevuto la risposta da Ita Airways che non ha negato di avere l’elenco ma ha sostenuto di utilizzare solo i dati forniti dai candidati che hanno chiesto l’assunzione.

Se Alitalia non ha risposto, il Garante della privacy solo a febbraio ha aperto un istruttoria, ancora senza alcuna altra novità.

LA GIORNATA DI IERI non è stata positiva neanche per Lufthansa. Il caso dei 6 miliardi elargiti dal governo di Berlino durante il Covid continua a tenere banco in Europa. Appena conclusi i festeggiamenti per le nozze con Ita, il colosso dei cieli tedesco torna così sotto la lente della squadra di Margrethe Vestager, che ha deciso di avviare un’indagine «più approfondita» sulla ricapitalizzazione decretata nel 2020 dall’allora cancelliera Angela Merkel. Una misura che a suo tempo incassò il favore di Bruxelles per poi essere tuttavia bocciata dalla Corte di giustizia europea con una sentenza di primo grado tutta a favore dell’agguerrita rivale – e ricorrente – Ryanair. Se l’esito del nuovo esame antitrust Ue dovesse rivelarsi negativo, la compagnia guidata da Carsten Spohr sarebbe chiamata a «ripagare» il sussidio versando la differenza tra le condizioni a cui ha ricevuto l’aiuto e quelle a cui l’avrebbe ottenuto sul mercato.

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