Una bandiera di carta tra le mani, dei fiori lanciati ai soldati di ritorno dal fronte in mezzo a una folla festante che celebrava la liberazione. Era nato in un giorno di guerra Radoslav, ma il suo primo ricordo era quello di uno spiraglio di pace destinato a spezzarsi pochi anni dopo. Una vita di alterne fortune gli aveva riservato il destino: l’abbandono della madre, l’alcolismo del padre, un lavoro saltuario da tipografo, l’incubo della guerra piombato all’improvviso dai cieli di Belgrado. Era il 6 aprile 1941 e il bombardamento dell’aviazione tedesca sulla capitale serba fu uno dei più grandi...