Alberto Garutti, l’arte in una dimensione etica
Addii Scomparso sabato a 75 anni. Oggi i funerali a Milano. Ha intuito tra i primi e analizzato la relazione tra soggettività e spazio pubblico
Addii Scomparso sabato a 75 anni. Oggi i funerali a Milano. Ha intuito tra i primi e analizzato la relazione tra soggettività e spazio pubblico
Nello spazio pubblico diffuso c’è ancora il suo perenne respiro di Tutti i passi che ho fatto nella mia vita mi hanno portato qui, ora, la targa pavimentale di pietra che staziona sia a piazza Santa Maria Novella a Firenze, sia all’entrata del Museo Lac di Lugano che all’aeroporto di Malpensa, alla Stazione Cadorna di Milano, alla Fondazione No Man’s Land di Loreto Aprutino. È l’empatica opera urbana realizzata dall’artista Alberto Garutti, scomparso sabato. Troppo presto e troppo struggentemente. Chi lo ha conosciuto, frequentato e amato non può che incassare il vuoto e ricomporre il peso della sua azione creativa, del suo carisma gentile, della sua intelligenza bruciante, della sua visionarietà raffinata. È stato un luminoso maître à penser che ha intuito e analizzato la relazione tra soggettività e spazio pubblico, tra individuo e comunità, tra l’io e il mondo, attraverso un «metodo» concettuale che ne reificava tutti i flussi desideranti.
GARUTTI, oltre ad essere uno degli artisti italiani più insigni, è stato docente allo Iuav di Venezia, al Politecnico di Milano e all’Accademia di Belle Arti di Brera e di Bologna, il cui magnetismo è l’eredità lasciata ai suoi tanti studenti e artisti. Era nato a Galbiate (Lecco) nel 1948 e si era laureato in Architettura al Politecnico di Milano, optando per l’arte e imperniando la sua pratica sul concetto di relazione, sviluppandola attraverso operazioni di arte pubblica. La diffusione dell’Arte relazionale, innescata negli anni ’90 da un art system in cerca di voghe e categorie, mal si fonde con la sua ricerca più analitica e metodologica.
«Non credo che la mia ricerca abbia in realtà molto a che fare con l’estetica relazionale. – sosteneva Garutti – Penso anzi che quella dell’arte relazionale possa diventare una comoda etichetta. Quando nel 1994 ho realizzato il mio primo intervento pubblico a Peccioli, il concetto di “estetica relazionale” non esisteva ancora. Quello che a me importava, in quel momento, era l’esigenza di ricondurre all’interno di una dimensione etica il ruolo dell’artista e dell’opera». Del resto la sua pratica svezzava lo spettatore per renderlo partecipante, senza forzature o inganni. «Dal 1994 in avanti, critico ed estetico insieme, il “metodo” di produzione di ogni mia opera costituisce, nella complessità del suo insieme, l’opera stessa».
Ed ecco: Quest’opera è dedicata alle ragazze e ai ragazzi che in questo piccolo teatro s’innamorarono (1994-1997) al Comune di Peccioli, in cui la ristrutturazione di un piccolo teatro in disuso avviene attraverso l’incontro con i cittadini, destinatari dell’opera e i committenti, dove installa una lastra con la didascalia dinanzi all’edificio. I titoli o come li definiva Garutti le «didascalie» sono poetiche e quasi tautologiche e sottolineano la sua attitudine alla dedizione, all’attesa ed anche all’importanza del testo. Ne è esempio Dedicato agli inquilini che abitano al di là del muro (1996-1999) a Casa Masaccio, in cui un sistema di sensori collocati nelle stanze delle abitazioni adiacenti al museo, accendono le lampadine ogni qual volta vengono abitate. O la serie Il cane qui ritratto appartiene a una delle famiglie di Trivero. Quest’opera è dedicata a loro e alle persone che sedendosi qui ne parleranno (2009), commissionata dalla Fondazione Ermenegildo Zegna.
COSÌ COME È AURATICA Nei muri di questa stanza è stata nascosta una lastra d’oro larga 20 centimetri alta 20 centimetri e con uno spessore di 3 millimetri (2004) in cui una lastra d’oro è murata nella parete di una cella della Certosa di Padula, declinando visibile e invisibile. Mentre Queste luci vibreranno quando in Italia un fulmine cadrà durante i temporali. Quest’opera è dedicata a chi passando di qui penserà al cielo (2017-2019) incute immense suggestioni. Scriveva ancora Alberto Garutti: «L’opera è testo nel paesaggio, architettura luminosa e didascalia di se stessa. L’opera è una soglia tra terra e cielo».
I funerali di Garutti si svolgeranno oggi alle 14.45 presso la Chiesa Parrocchiale di San Pietro in Sala, in Piazza Riccardo Wagner, a Milano.
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