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Ai tempi del Marrageddon

Ai tempi del MarrageddonMarracash – foto Ansa

Eventi Lo show di Marracash è stato un tributo agli ultimi 20 anni del genere, ha mescolato nuovi e più longevi artisti marcando anche una distanza, però, con la scena iniziale nel nostro paese.

Pubblicato circa un anno faEdizione del 27 settembre 2023

La prima “puntata” del Marrageddon, andata in scena all’Ippodromo La Maura di Milano sabato scorso (si replica a Napoli il 30 settembre con un secondo sold out da decine di migliaia di persone) determina, se ancora ci fossero dubbi, che il rap è diventato non solo moltitudinario e popolare ma per intere generazioni è il contesto musicale/culturale di riferimento. Lo show di Marracash è stato un tributo agli ultimi 20 anni del genere, ha mescolato nuovi e più longevi artisti marcando anche una distanza, però, con la scena iniziale nel nostro paese. Di fatto la “Golden Age” è stata lasciata da parte, senza farne nemmeno riferimento. Per questa generazione di artisti e artiste il punto di partenza affonda nei primi 2000 quando dopo la rottura tra artisti e mainstream, piano piano, Fabri Fibra, Club Dogo, Mondo Marcio (tra i primi) hanno firmato con le major e sono apparsi in Tv e nelle radio. Fibra e i Dogo, assieme al Truce Klan di Roma (non è stata quindi casuale la presenza di Noyz Narcos nello show di Marra), hanno operato una sorta di rottura “semantica” con la firma con le etichette multinazionali lasciando il mondo dei centri sociali (Club Dogo) e dell’attacco e critica al sistema musica (Fabri Fibra).

UN PASSAGGIO determinante, nonostante Fibra spesso riconosca il ruolo centrale del Danno e dei Colle Der Fomento nel genere, che 17 anni dopo porta oltre 80mila persone a partecipare al più grande evento rap italiano di sempre. Grande enorme evento, con le cronache del giorno dopo che hanno raccontato di fuochi d’artificio, ballerini e ballerine, fuochi, luci e maxischermo, ma sul quale forse si è dimenticato di dire che Marracash ha saputo unire generazioni (sopra e sotto il palco), ha ricucito la distanza tra trap e rap, ha costruito un linguaggio gergale ma decifrabile dai più, e soprattutto ha portato sul palco uno show ricco di consapevolezza, dove violenza, sessismo e razzismo sono stati lasciati da parte scardinando anche una triste litania che troppi artisti del genere portano in scena.

Il rap in Italia, nel 50esimo anniversario dalla sua nascita, è diventato grande, diciamo maggiorenne lo era già da un po’ e l’evento di sabato scorso a Milano lo ha determinato anche agli scettici.

Per la scena rap italiana questo sarà per sempre un punto di non ritorno agito da un migrante del sud cresciuto nel quartiere della Barona a Milano e che non hai mai dimenticato di rivendicare. Artista che è cresciuto enormemente sia dal punto di vista musicale che culturale, e che ha avuto il coraggio di metterci faccia e cuore per costruire un evento generazionale, del tutto schiacciato sulle logiche dei grandi eventi privati e del capitale, ma che eleva il genere a musica senza se e senza ma. Non è un caso che nel “backstage” ci fossero i grandi attori delle radio e delle tv commerciali, con volti noti della televisione e dei più grandi festival del paese.

IL RAP in Italia, nel 50esimo anniversario dalla sua nascita, è diventato grande, diciamo maggiorenne lo era già da un po’ e l’evento di sabato scorso a Milano lo ha determinato anche agli scettici. Certo non è ancora così grande da pensare che, come successo a New York, si possa dedicare una piazza ad uno dei gruppi seminali del genere, i Beastie Boys. Ora potrà diventare adulto avendo un riferimento che avrebbe potuto sedersi sugli allori delle rime sessiste, dell’inneggiare ai soldi e alla bellezza di “avere” tante donne e invece ha cambiato passo gestendo anche pubblicamente la fine della sua storia d’amore con Elodie decidendo di non allinearsi a chi scrive canzoni giocando a fare il gangster oppure più semplici canzoni d’amore per scalare le classifiche. A Napoli ci sarà il bis, ed è facile, con un cast di supporto differente, pensare a nuove sorprese durante il set di chiusura quello di Marracash.

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