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Ai cancelli della terra proibita i No Tav “scommettono” su Renzi

Ai cancelli della terra proibita i No Tav “scommettono” su Renzi

No Tav Mobilitazione popolare fino al cantiere di Chiomonte. E cinquemila in piazza a Torino

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 23 febbraio 2014

Per arrivare alla porta d’accesso della Terra Proibita del cantiere Tav di Chiomonte è necessario attraversare le strette vie medioevali del paese e poi scendere verso il fondo valle, lungo una strada stretta che attraversa boschi di faggio e castagno. Cinque chilometri di marcia ieri baciati dal sole. Alle quattro del pomeriggio un serpentone chiassoso e colorato ha raggiunto i doppi cancelli invalicabili del cantiere, difesi da centinaia tra poliziotti e carabinieri. Circa tremila manifestanti hanno così dimostrato, probabilmente per la novantesima volta in oltre vent’anni, la contrarietà di un popolo al progetto dell’Alta Velocità. Bambini, nonne, giovani, famiglie: il popolo Notav nel tempo non varia la sua composizione e la sua portata massiccia. Una manifestazione ordinaria nella sua straordinarietà, quindi.

Dopo la «classica» lettera di minacce scritta qualche giorno addietro da una sigla new entry, i Noa (Nuclei Operativi Armati), condannata in primis dal movimento, è giunta quindi la altrettanto classica manifestazione determinata e pacifica. Davanti alla porta del cantiere, distante circa un chilometro dallo scavo, uno striscione recante la scritta «Notav liberi» è stato fatto volare all’interno della terra proibita, portato nel cielo da grappoli di palloncini rossi. Il resto è stato musica, canti partigiani, vino caldo, qualche sfottò. Al calar del sole i tremila che hanno scelto le montagne della val Susa per manifestare sono ritornati a casa.

Ma Chiomonte è stato solo uno dei quaranta punti di protesta che hanno avuto luogo in tutta Italia, tutti volti a respingere la tesi della Procura di Torino che accusa quattro giovani di terrorismo. Come hanno spiegato nella loro lettera pubblica i genitori di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò (vedi il manifesto del 15 febbraio, ndr) «l’accusa è di terrorismo perché “in quel contesto” e con le loro azioni presunte “avrebbero potuto” creare panico nella popolazione e un grave danno al Paese. Quale? Un danno d’immagine. Ripetiamo: d’immagine». Rischiano trent’anni di carcere.

Presente alla manifestazione Nicoletta Dosio, volto storico della lotta contro la madre di tutte le mega opere: «Questa è una giornata di partecipazione popolare straordinaria perché il movimento Notav, per l’ennesima volta, risponde alle ridicole accuse di terrorismo manifestando la propria vicinanza a chi è accusato ingiustamente. Oggi non è in pericolo solo la libertà di chi si oppone al volere dei poteri forti, oggi è un pericolo la libertà anche di chi solo dissente». Poco diplomatico anche l’intervento di Alberto Perino: «La lotta contro il Tav è popolare e non violenta, e non reca danni ad alcun essere vivente. Difendiamo la nostra terra. Purtroppo le forme di dissenso non vengono più accettate: chi dissente viene considerato terrorista. Quindi, se tutti quelli che vogliono impedire la realizzazione dell’opera sono considerati terroristi, allora siamo tutti terroristi». Presenti anche molti amministratori locali.

[do action=”quote” autore=”Matteo Renzi”]«La Tav non è un’opera dannosa, però è inutile»[/do]

Nota di colore è stata la scommessa, serpeggiante tra i manifestanti, sul tempo necessario al nuovo presidente del consiglio per dire che il progetto Tav dovrà essere eseguito in quanto opera strategica. Questo perché solo a novembre Renzi disse: «La Tav non è un’opera dannosa, però è inutile». La puntata prevalente tra i manifestanti è che non saranno necessari più di dieci giorni al cambio d’idea.
Altro centro della mobilitazione Torino, che ha visto sei presidi tematici sparsi per la città ritrovarsi alle tre del pomeriggio in piazza Castello, e qui dare vita a un corteo composto da circa cinquemila manifestanti. Ad aprire il serpentone, variegato e popolare anch’esso, uno striscione recante la scritta bianco e rosso recante la scritta «Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò libertà per tutti e tutte».

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