A volerla risolvere con una battuta, si potrebbe dire che non ci si è sforzati granché nel pensare ad un nuovo «immaginario italiano», preferendo pescare nell’album di famiglia, anzi riunendo per l’occasione ogni sorta di parenti e amici. La prima sensazione davanti al programma degli «Stati generali della cultura nazionale», convocati oggi in un hotel del centro di Roma e a cui interverrà anche il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, è infatti quella di una foto di famiglia del mondo cresciuto dentro e intorno a quello che fu l’Msi e i suoi diverse eredi politici fino agli attuali Fratelli d’Italia.

L’INIZIATIVA, organizzata da Nazione Futura – già «ministero della cultura» ombra del partito di Meloni e oggi serbatoio da cui pescare per rimpolpare gli staff istituzionali del partito -, prevede una decina di panel tematici e oltre una settantina di partecipanti: una rappresentanza piuttosto consistente, per non dire pressoché esaustiva, degli esponenti della cosiddetta «cultura nazionale». Ci sono i soliti nomi noti della destra culturale di vecchio o nuovo conio – da Veneziani a Buttafuoco, da Mellone a Stefano Zecchi, da Giuli a Campi, da Borgonovo a Beatrice Venezi, cui si aggiungono dirigenti Rai, amministratori locali, rappresentanti della Fondazioni «d’area», Tatarella, Spirito De Felice, Fare Futuro, An, per non citare che alcuni dei nomi e delle sigle più note.

Non tutti sono passati per le vecchie sezioni missine, ma la sensazione è che ora, a leadership del governo acquisita, si vogliano sanare antiche ferite e divisioni che hanno lacerato proprio questo ambiente, non si capisce bene se in nome di una chiamata alle armi culturale, la più volte ribadita ricerca di un’egemonia culturale con cui rimpiazzare quella – più fantasmatica che reale – della sinistra, o della più prosaica necessità di occupare molte più poltrone di quanto si fosse mai immaginato di poter fare. Così, all’insegna di dibattiti dal taglio operativo, «promuovere la cultura nazionale», «linee programmatiche per una cultura nazionale», gli ex Terza Posizione dialogano con i «fascisti libertari» dell’era finiana – dal titolo di un libro di Luciano Lanna, ex direttore del Secolo d’Italia -, mentre si immaginano distopie narrative in chiave noir con il poliziesco dell’Africa orientale italiana.

E NON MANCANO in questa istruttiva reunion gli animatori di case editrici o esperienze culturali «non conformi» come Passaggio al bosco, il Cerchio, Settecolori, Ferrogallico, l’Associazione Lorien che fanno incontrare nei loro cataloghi o progetti online Tolkien e Evola, la musica alternativa che ha cantato Degrelle o i Nar, «La dottrina del fascismo» di Mussolini, «L’ultima raffica» di Salò o il razzismo anti-bianchi, ma anche «la controstoria» a fumetti della strage di Bologna e i romanzi della «collaborazione» La Rochelle e Rebatet.

Senza contare che tra gli organizzatori degli Stati generali c’è il deputato di Fratelli d’Italia Alessandro Amorese fondatore dalla casa editrice Eclettica che vanta nel proprio catalogo titoli su squadrismo, «fascismo o plutocrazia», Bombacci o le imprese aeree di Ettore Muti. «Oggi la cultura nazionale fa i conti con una società che mette in discussione il concetto di identità da vari punti di vista in particolare attraverso minoranze ideologiche che, a suon di politicamente corretto e cancel culture, vogliono riscrivere o annullare la nostra storia. Per questo diventa fondamentale da un lato ricordare chi siamo e da dove veniamo, ma al tempo stesso immaginare dove vogliamo andare», ha spiegato dalle pagine del Giornale Francesco Giubilei, presidente di Nazione Futura, recentemente nominato consigliere straordinario del Ministro Sangiuliano, nel presentare l’iniziativa.

L’IDEA È QUELLA di far emergere la cultura di destra attraverso il ruolo della politica, a cominciare dalle amministrazioni locali. Come ha fatto solo qualche giorno fa il sindaco di Corezzola, in provincia di Padova, Mauro Fecchio (FdI) ospitando quella che l’Anpi ha bollato come «una rassegna di editori di estrema destra patrocinata dal Comune». Mentre l’assessore piemontese Maurizio Marrone (Fdi) ha fatto sapere di aver invitato al Salone di Torino il capofila della Nouvelle Droite Alain de Benoist. «È venuto il momento di lasciare spazio alle idee conservatrici», ha dichiarato Marrone. Già, ma il punto è proprio questo: del mondo conservatore qui non c’è alcuna traccia, mentre riemergono ombre e idee del neofascismo e dei suoi eredi. Questo il profilo del nuovo immaginario italiano definito dalla destra di governo?