I commenti negli Stati uniti, e non solo, al discorso di Benyamin Netanyahu martedì al Congresso sono sostanzialmente negativi. Sottolineano il tentativo maldestro del premier israeliano di giustificare, con la presunta lotta in corso tra il bene e il male, «tra chi vuole la vita e chi cerca la morte», la devastante campagna militare che ha ucciso quasi 40mila palestinesi a Gaza.

LA MAGGIOR PARTE degli israeliani invece giudica con favore la performance diplomatica di Netanyahu negli Usa. «Il primo ministro ha pronunciato un discorso magistrale a un Congresso ampiamente affascinato, elogiando la nostra nazione e disprezzando i suoi critici», ha scritto David Horowitz, direttore del giornale online Times of Israel (centrodestra) che a Netanyahu non rimprovera le stragi di civili palestinesi a Gaza ma di non ritenersi responsabile per il «fallimento» del 7 ottobre – quando non ha saputo prevenire l’attacco di Hamas – e la modesta gestione governativa. Un altro quotidiano, Maariv, sottolinea che mercoledì sera e ieri, per la prima volta in quasi dieci mesi, il flusso di post e commenti sui social è stato positivo nei confronti del premier: lo attesta il Sympathy Index della società di intelligence Azila.

Netanyahu forse non riuscirà a vincere le future elezioni israeliane, i suoi avversari di destra e di centro (la sinistra sionista appare irrilevante) potrebbero coalizzarsi riuscendo a scalzarlo da potere, probabilmente avrà un peso il non aver riportato a casa tutti vivi gli israeliani nelle mani di Hamas, ma una cosa è sicura: l’attacco a Gaza con le sue decine di migliaia di morti palestinesi, inclusi bambini, e la distruzione della Striscia hanno il sostegno di gran parte degli israeliani. Le accuse di crimini di guerra e i procedimenti in corso presso le due corti internazionali dell’Aja, sono considerate dalla maggioranza dell’opinione pubblica attacchi immotivati contro Israele se non addirittura espressioni di antisemitismo. L’agenzia britannica Reuters ieri scriveva che qualche palestinese di Gaza sperava in un annuncio di tregua da parte di Netanyahu al Congresso. Una speranza infondata.

IL PREMIER e il suo governo intendono continuare l’offensiva e ritardano la ripresa delle trattative per il cessate il fuoco che in ogni caso vogliono solo temporaneo. Ieri reparti corazzati israeliani sono avanzati ulteriormente in alcune aree nella parte orientale di Khan Younis e nel centro di Rafah. Un’ondata di attacchi aerei ha preso di mira il centro della Striscia e Rafah nel sud uccidendo almeno 30 persone, tra cui donne e bambini. A Bureij proseguono gli scontri a fuoco tra Hamas e truppe israeliane. Testimoni affermano che i cecchini di Israele schierati in quella zona sparano a chiunque si muova. I feriti, alcuni in condizioni critiche, sono stati portati all’ospedale Nasser. Nel nord di Gaza un attacco aereo su una casa di Sheikh Radwan ha ucciso quattro persone. Sette palestinesi sono arrivati in un ospedale nel centro di Gaza dopo essere stati arrestati dalle forze israeliane e rilasciati in una zona vicina al confine.

L’avanzata israeliana si concentra nelle cittadine di Bani Suhaila, Zanna e Qarara dove l’esercito ha recuperato i corpi di cinque israeliani uccisi nell’attacco del 7 ottobre e afferma di aver ucciso decine di palestinesi e distrutto tunnel e infrastrutture di Hamas.

IL DOPOGUERRA a Gaza resta uno dei temi centrali. Mentre le fazioni palestinesi in Cina si sono accordate per un governo di unità nazionale, anche con Hamas, che dovrà amministrare la Striscia, il Wall Street Journal ha scritto ieri che israeliani, americani e alcuni paesi arabi sono al lavoro per nominare l’ex capo dei servizi di intelligence dell’Autorità nazionale palestinese, Mohammed Dahlan, un nemico del presidente dell’Anp Mahmoud Abbas (Abu Mazen), come il responsabile della sicurezza alla fine della guerra. Secondo il Wsj, Dahlan potrebbe supervisionare reparti composti da 2.500 uomini. L’indiscrezione appare poco credibile se si considera che Abu Mazen non accetterà che un suo aperto avversario svolga questo ruolo a Gaza e Hamas non lascerà la strada libera a un ex esponente dell’Anp che è stato per anni il suo nemico principale.

TENSIONE sempre alta in Cisgiordania dove i raid dell’esercito israeliano nei centri abitati palestinesi hanno fatto diversi morti negli ultimi giorni (589 dal 7 ottobre, di cui 142 minori), inclusi alcuni presunti comandanti militari di Hamas e Fatah a Tulkarem. Ieri tre soldati israeliani sono stati feriti a colpi d’arma da fuoco sparati da un’auto in corsa vicino Qalqilia, Cisgiordania occidentale.