Internazionale

Aggredito l’attivista pacifista Issa Amro

Issa AmroL'attivista palestinese Issa Amro

Palestina Tre uomini incappucciati lo hanno picchiato con dei tubi, il co-fondatore di Youth Against Settlements è in prognosi riservata. Solo l'ultimo atto di una lunga serie di violenze

Pubblicato 4 mesi faEdizione del 7 giugno 2024

Issa Amro, leader della resistenza non violenta a Hebron e co-fondatore di Youth Against Settlement, è stato vittima di un tentato omicidio per mano di tre uomini incappucciati nella notte tra lunedì e martedì e si trova presso l’ospedale Prcs di Hebron in prognosi riservata.

«STAVO comprando delle telecamere di sorveglianza per proteggere la mia casa dagli attacchi dei coloni, quando sono stato aggredito alla testa con tubi di ferro – ha dichiarato Amro in un breve comunicato- Se non fosse stato per i passanti che hanno visto la scena sarei morto».

Secondo quanto si apprende i tre aggressori si sarebbero dileguati e la loro identità rimane a oggi sconosciuta. L’attacco nei confronti di Amro si inserisce all’interno di un clima di persecuzione politica nei suoi confronti, che perdura da oltre due decenni.

Amro è stato arrestato decine di volte, sfrattato dalla propria casa per settimane, legato, picchiato e imbavagliato, e citato in giudizio sia da tribunali militari israeliani che dall’Autorità Nazionale Palestinese, con accuse che vanno dalla «partecipazione a manifestazioni non autorizzate» al «disturbare l’ordine pubblico».

L’ULTIMO arresto risale al 7 ottobre, quando Amro è stato detenuto e torturato dalle forze di sicurezza israeliane, dopo essere stato espulso dalla propria casa nel cuore di Hebron. Amro vive nella sezione H2 della città, l’unica realtà nella Cisgiordania occupata ad avere la presenza di coloni all’interno del centro urbano palestinese e non nelle valli circostanti.

La sua attività politica si ispira alle pratiche di non violenza di Mohandas K. Gandhi e Martin Luther King. Questo percorso, complesso in qualsiasi ambiente, è particolarmente impegnativo in Cisgiordania, lacerata dall’occupazione militare israeliana ma anche dalla crescente violenza e limitazione dei diritti fondamentali per mano dell’Autorità.

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