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Agenzia antifrode Ue, a Kessler (Pd) tolta l’immunità

Agenzia antifrode Ue, a Kessler (Pd) tolta l’immunitàGiovanni Kessler

Scandalo Olaf Dal punto di vista politico il «caso» equivale a un attacco frontale a Renzi: il ministro Orlando ha già dovuto preoccuparsene durante il summit dei guardasigilli Bruxelles

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 12 marzo 2016

Da almeno un paio d’anni era un «caso aperto» ai vertici dell’Unione europea. E ieri è finalmente arrivata la conferma del portavoce della Commissione Ue Margaritis Schinas. Giovanni Kessler (magistrato, ex deputato Ds e presidente Pd della Provincia di Trento) è stato «sollevato parzialmente» dell’immunità: da direttore dell’Olaf, l’Agenzia antifrode dell’Ue, potrebbe così ritrovarsi «imputato» di fronte al pm che in Belgio ha aperto un fascicolo sulla vicenda culminata nel 2012 con le dimissioni dell’allora commissario europeo alla salute, il maltese John Delli.

La decisione è stata assunta nella riunione della Commissione Ue del 2 marzo, come aveva anticipato Alexandros Koronakis dalle colonne del settimanale di Bruxelles in lingua inglese New Europe. Ma la scelta di revocare l’immunità a Kessler era stata esaminata più volte fin dal dicembre 2014. E la commissaria con delega al bilancio e alle risorse umane Kristalina Georgieva avrebbe perfino sollecitato le dimissioni del direttore Olaf in cambio di un’altra «posizione» a Bruxelles. Del resto, Kessler era nel mirino del Parlamento europeo fin da quando era emerso il suo «suggerimento» a un testimone di registrare una telefonata per dimostrare il coinvolgimento di Dalli in un «giro» di tangenti. In Belgio un simile comportamento è considerato illegale, al contrario di molti altri paesi. È stata in particolare l’eurodeputata Cdu Inge Grässle a tenere sempre sulla graticola Kessler: «Accolgo con favore la decisione. Mi dispiace che la Commissione abbia impiegato così tanto tempo: la revoca ristretta dell’immunità non è sufficiente, come dimostreranno altri casi di cattiva condotta che verranno alla luce».

Il super-magistrato italiano aveva inquisito Dalli, accusato di contiguità con la lobby del tabacco. Ma nel rapporto ufficiale (139 pagine datate 17 ottobre 2012 archiviate con numero di protocollo 94036) non tornano troppi dettagli: l’assessment di un’indagine così delicata si è esaurito dal 24 al 25 maggio 2012, quando la media comporta oltre un mese e mezzo; il rispetto pieno delle garanzie degli «inquisiti» non appare in cima alle preoccupazioni dell’Olaf; l’inchiesta, di fatto, non ha acclarato transazioni di denaro né il favoreggiamento del commissario maltese. Per di più il verde francese José Bové aveva reso pubblico un audio eloquente datato marzo 2013. Johan Gabrielsson, dipendente dell’industria del tabacco Swedish Match, rivelava che l’incontro tra Dalli e la lobbista Gayle Kimberly non era mai avvenuto. E confessava di aver ricevuto «pressioni» dell’Olaf. A distanza di tre anni, Kessler ora è spalle al muro. Con uno strappo istituzionale senza precedenti, soprattutto se impugnerà il provvedimento davanti alla Corte di giustizia europea.

Dal punto di vista politico il «caso» equivale a un attacco frontale nei confronti di Renzi: il ministro della giustizia Andrea Orlando ha già dovuto preoccuparsene durante il summit dei guardasigilli di ieri a Bruxelles. Ma si profila un effetto domino fra Trentino e Roma. Giovanni Kessler è figlio di Bruno (1924-1991), deus ex machina del «sistema» della Dc. È anche fratello di Lorenzo, il «signore del project financing» che spaziava dalle mega-iniziative a Nord Est fino alle missioni istituzionali a Vladimir in Russia. Ed è sposato con Daria De Pretis, avvocato e ordinario di Diritto amministrativo: a Bologna allieva di Fabio Roversi Monaco, il 28 febbraio 2013 viene eletta rettore dell’Università di Trento. Si è dimessa perché il 18 ottobre 2014 è stata nominata giudice della Corte costituzionale da Giorgio Napolitano.

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