Addio a Stefano Lenzi, protagonista di tante battaglie
Per ogni giornalista che negli ultimi venticinque anni abbia scritto di infrastrutture e di grandi opere inutili, quello di Stefano Lenzi, morto a Genova il 31 ottobre, era il primo numero da chiamare.
GIORNALISTA, ATTIVISTA DEL WWF, protagonista per oltre trent’anni di mille battaglie ambientaliste, il suo nome è legato senz’altro alla follia del Ponte sullo Stretto di Messina, ma per chi scrive l’incontro con la sua capacità di analisi fu grazie al dossier «Dieci anni di Legge Obiettivo. Storia di un fallimento», in cui mostrava dati alla mano l’inconsistenza del disegno del governo Berlusconi sulle infrastrutture. In un intervento sul manifesto, nel 2007, incalzava l’allora ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro: «La questione della Legge Obiettivo e di cosa voglia fare l’Italia della ipoteca più pesante lasciata dal governo Berlusconi per il suo futuro economico-finanziario e ambientale costituita da un programma di infrastrutture strategiche valutato oltre 264 miliardi di euro in quindici anni, senza alcuna coerenza trasportistica e infrastrutturale, è uno di quei problemi che dovrebbero assumere centralità nell’agenda politica governativa». Fu il primo ad evidenziare l’assurdo, con forza e lucidità.
STEFANO LENZI DAI PRIMI ANNI DUEMILA lavorava con il Wwf seguendo le relazioni istituzionali e anche la legge di Bilancio: ogni anno contribuiva alla controfinanziaria della campagna «Sbilanciamoci!». È a fianco di Giulio Marcon che compare, meno di un anno fa, nell’ultimo intervento al Senato della Repubblica, disponibile sul sito di Radio Radicale.
COME RICORDA IL WWF ITALIA, Stefano «con grandissima tenacia e competenza» ha seguito altri dossier complicati, come «le Navi dei veleni, il disastro della petroliera Haven, l’analisi del progetto sul Terzo Valico, sull’Autostrada della Maremma e sulle trivelle, solo per citarne alcuni. Stefano era un testardo sostenitore della collaborazione tra associazioni e, infatti, al suo lavoro si devono il Tavolo interassociativo e l’Osservatorio sul Parco Nazionale dello Stelvio». Per l’ExtraTerrestre, Stefano Lenzi è stato anche un collaboratore, oltre che una fonte informata. A maggio di quest’anno scriveva: «Il ponte sullo Stretto di Messina non si costruirà mai, è semplicemente irrealizzabile», analizzando però le dinamiche finanziarie e speculative che avevano comunque garantito un ritorno a Webuild, il nuovo nome di Salini Impregilo, intorno all’ennesimo annuncio del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, dopo che dieci anni di battaglie ambientaliste avevano portato il governo Monti, nel 2013, a bloccare l’opera.
ALLA VIGILIA DEL G8 DI GENOVA, dov’era responsabile del media center del Genoa Social Forum, come ha ricordato nei giorni scorsi scrivendo di lui Alfio Nicotra sui social network, pubblicò un intervento sul manifesto, firmato con Alberto Zoratti: «Abbiamo bisogno di un intenso e persistente battito di ali di farfalle che da tutto il mondo crei turbolenze tra le schiere di chi sostiene logiche neocoloniali, guerrafondaie, sperequative, inquinanti e dissipative. Abbiamo bisogno di una molteplicità di voci e di soggetti che provochi uno scompiglio persistente tra gli assertori del pensiero unico totalizzante della globalizzazione neoliberista».
CONTINUEREMO A PROVARCI. È il minimo che possiamo fare, anche nel ricordo di Stefano Lenzi, il cui funerale si svolge a Genova, al tempio laico del cimitero di Staglieno, alle ore 12 di oggi, giovedì 7 novembre. Le condoglianze della redazione de l’ExtraTerrestre alla moglie, Monica Lanfranco, e ai figli, Anteo e Cielo.
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