Bellissima, ma non del tipo esplosivo e esuberante di Sophia Loren o Gina Lollobrigida, Antonella Lualdi – morta ieri a 92 anni – ha attraversato con successo il cinema italiano tra i ’50 e 60 salvo poi riposizionarsi in ambito televisivo, soprattutto in Francia dove era molto nota. Nata a Beirut per caso, il padre ingegnere civile si trovava lì in trasferta. tornerà con la famiglia in Italia alla fine del conflitto. I primi passi nel mondo dello spettacolo la vedono calcare per qualche tempo le tavole del palcoscenico, ma con scarso esito. A Cinecittà arriva nel 1949 sul set del Principe delle volpi, protagonista Orson Welles. Il successo le arride nello stesso anno con Signorinella – diretto da Mario Mattoli e nel 1950 si conferma – anzi diventa icona popolare – con Canzoni per le strade di Mario Landi, coprotagonista con una stella del firmamento canoro di quegli anni, Luciano Tajoli. E sarà proprio lì che conoscerà Franco Interlenghi (il protagonista di Sciuscià) che sposerà nel 1955 e a cui resterà unita nonostante passioni e tradimenti – che faranno la fortuna delle riviste scandalistiche – fino alla morte di lui, nel 2015. Con pellicole di genere sbanca il botteghino (È arrivato l’accordatore, La cieca di Sorrento, Solo per te Lucia, Canzoni, canzoni, canzoni). Poi l’asticella si alza, stringe amicizie importanti con Totò, Fellini e Lattuada la vuole per Il Cappotto (1952), Lizzani in Cronache di poveri amanti (1954). Le si schiudono le porte del cinema francese con Claude Chabrol che la chiama per (1959) A doppia mandata, mentre nel 1960 sarà a Venezia con I delfini di Maselli.
Sempre in Francia, la sua «seconda vita» televisiva: dal 1992 al 2007 sarà garbata protagonista nel cast di una serie dai grandi ascolti: Il commissario Cordier.