Acciaierie d’Italia, tutto rimandato ancora a gennaio
Un lavoratore di Acciaierie d'Italia protesta sotto palazzo Chigi a Roma
Lavoro

Acciaierie d’Italia, tutto rimandato ancora a gennaio

Vertenze Infinite Il Cda non trova alcun accordo. Oggi i sindacati a palazzo Chigi che chiedono al governo di prendere il controllo
Pubblicato 10 mesi faEdizione del 29 dicembre 2023

Come previsto, anche la riunione di ieri mattina del Cda di Acciaierie d’Italia si è conclusa con un nuovo nulla di fatto dopo circa tre ore di confronto. Non essendo stato trovato un accordo tra i soci su aumento di capitale e acquisto degli asset aziendali, si è deciso di attendere un incontro tra i vertici degli azionisti, governo, Invitalia e ArcelolMittal, che dovrebbe tenersi i primi di gennaio. Sarà in quella sede, secondo quanto riferiscono fonti vicine al dossier, che si proverà a trovare una quadra in vista di una riconvocazione del Cda e di una nuova assemblea dei soci.

Oggi alle 16, intanto, i sindacati metalmeccanici sono stati convocati a Palazzo Chigi. Il governo dovrebbe spiegare la strategia per salire in maggioranza, ma una linea precisa ancora non c’è e il rischio di ricorsi e contenziosi da parte di Mittal è altissima.

«L’esito è l’ennesima dimostrazione di come la trattativa sia completamente in mano ad ArcelorMittal. Il cda non assume decisioni perché il governo non assume decisioni e la multinazionale continua a tenerci inchiodati a questa situazione drammatica dall’estate – commenta il segretario generale Uilm Rocco Palombella – . Anzi, va sempre peggio visto che si avvicinano delle scadenze, come quella del 10 gennaio per la fornitura del gas, e il pagamento delle ditte dell’appalto».

«È inaccettabile che i soci di Acciaierie d’Italia si riuniscano da mesi senza prendere decisioni per la salvaguardia dell’occupazione, dell’ambiente e della produzione. È un comportamento irresponsabile, dovrebbero dimettersi e il governo dovrebbe prendere in mano l’azienda», attacca la Fiom.

«Ci aspettiamo un altro incontro vuoto, continueremo a leggere sul volto dei ministri la consueta rassegnazione», prevede l’Usb.

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