Una convocazione a palazzo Chigi per le 19 è molto inusuale. Succederà oggi quando il governo dovrà scoprire le sue carte ai sindacati su Acciaierie d’Italia, dopo la rottura con Mittal di lunedì.
L’orario porta a congetture poco positive Fim, Fiom, Uilm e Usb. Se è vero che il ministro Adolfo Urso – tornato in mano della vertenza dopo il «commissariamento» di settembre deciso da Giorgia Meloni in favore di Raffaele Fitto, più aperto al dialogo con i franco-indiani – alle 15 sarà impegnato in parlamento proprio in un Question time sull’ex Ilva, il tempo necessario per raggiungere l’attiguo palazzo Chigi è minimo. E allora ecco che i sindacati s’attendono brutte notizie che sarebbero rese note a telegiornali della sera passati e attenzione mediatica ridotta. Mentre sembra esclusa la possibilità che partecipi Giorgia Meloni che hai ha financo pronunciato la parola «acciaio» in pubblico.

Ieri comunque l’ipotesi dell’amministrazione straordinaria sembra essersi fatta più concreta, anche se la ricerca di un accordo in extremis non è scomparsa dall’orizzonte del tergiversante governo Meloni.

In mattinata lo stesso Urso ha avuto un incontro con il presidente di Confindustria Taranto Salvatore Toma. Al centro del confronto «riservato» al Mimit la delicata situazione delle aziende dell’indotto, le più in difficoltà in caso di «amministrazione straordinarie» perché porterebbe al blocco dei crediti verso Acciaierie d’Italia, che si aggiunge allo stop, da parte delle banche, ai prestiti e agli affidamenti per queste piccole imprese. «L’ipotesi dell’amministrazione straordinaria purtroppo non è esclusa anche se Urso – spiega Toma – ha detto che, in caso, sarà momentanea, 6 mesi massimo 12» per poi vendere a un privato: Vulcan Green Steel (del figlio di Jindal), l’italiana Arvedi e l’ucraina Metinvest le più accreditate.

Nel frattempo ieri i carabinieri del Nucleo operativo ed ecologico (Noe) di Lecce si sono recati negli uffici e nelle sedi dello stabilimento di Taranto per dare seguito a un ordine di acquisizione di documenti relativi alle emissioni, in particolare in zona cokeria, disposto dai pm Mariano Buccoliero e Francesco Ciardo. L’indagine riguarda le emissioni di benzene e ipotizza i reati di inquinamento ambientale e getto pericoloso di cose.

Il tutto mentre ancora si attende una parola del Tar Lombardia sulla proroga – fino al 10 gennaio – per il pagamento della bolletta del gas a Snam. Al momento Adi non ha i soldi per pagarla e se perdesse al Tar, l’intera produzione sarebbe sospesa.