All’Ex Ilva emissioni anomale. I sindacati: impianti usurati
La denuncia In quarantotto ore due fughe incontrollate di gas dall'impianto di desolforazione e dall’altoforno. Il regista e attivista tarantino Riondino: «Uno dei più esemplari slopping mai visti. Una nuvola carica di biossido di carbonio che gli alunni delle scuole del rione Tamburi hanno respirato a pieni polmoni»
La denuncia In quarantotto ore due fughe incontrollate di gas dall'impianto di desolforazione e dall’altoforno. Il regista e attivista tarantino Riondino: «Uno dei più esemplari slopping mai visti. Una nuvola carica di biossido di carbonio che gli alunni delle scuole del rione Tamburi hanno respirato a pieni polmoni»
Due fuoriuscite anomale dai camini dell’Ex Ilva di Taranto in quarantotto ore. In base alle denunce dei sindacati, ieri è stata registrata un’emissione dal camino 427 dell’impianto di desolforazione, dovuta alla mancanza di filtrazione e all’assenza di ricambi per l’impianto. I Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza di Fim, Fiom e Uilm hanno chiesto un intervento immediato per risolvere «l’evento anomalo che, di fatto, determina un problema ambientale per chi opera nei reparti interessati e in quelli limitrofi, come ad esempio il Cet1». Mercoledì si è verificato un episodio di slopping all’Altoforno 2: emissioni non convogliate hanno generano nubi rossastre. Sono ancora i sindacati a denunciarne le cause: «Le condizioni di usura della bocca della siviera. L’incidente si è verificato durante il caricamento della ghisa nei convertitori». La siviera è la caldaia destinata a ricevere il metallo fuso da versare nelle forme. Gli ambientalisti sono pronti a depositare una nuova denuncia in procura. Ma Acciaierie d’Italia ieri ha diffuso una nota: «L’evento non risulta riconducibile a slopping».
«QUESTO È L’AUGURIO che Acciaierie d’Italia e Arcelor Mittal fanno alla città di Taranto. Una nuvola carica di biossido di carbonio che alle 9 di mattina gli alunni delle scuole materne, elementari e medie del rione Tamburi potranno respirare a pieni polmoni. A quanti sarà fatale?»: sono le parole di Michele Riondino, regista del film Palazzina Laf sui lavoratori confinati dell’ex Ilva durante la gestione dei Riva. Protestano anche le aziende dell’indotto, tra cui molte ditte di autotrasporto che aspettano il pagamento delle fatture da mesi. Ieri erano alla portineria C dello stabilimento, rallentando gli approvvigionamenti. In crisi anche gli altri fornitori, che non verrebbero pagati regolarmente. Le ditte: «Esigiamo risposte dal governo, delle istituzioni e da Acciaierie d’Italia, che è al collasso. Le criticità stanno portando una serie di imprese del settore al crollo finanziario e gestionale».
MERCOLEDÌ SERA è andato in onda sul Tg5 un servizio dedicato all’Ex Ilva, Ignazio De Giorgio coordinatore Rsu Fiom Cgil: «È evidente che il servizio è stato concordato con il management di ArcelorMittal garantendo, addirittura, la possibilità di fare riprese all’interno della fabbrica. Lo stabilimento è in uno stato comatoso, con la produzione di acciaio al minimo storico e con costanti problemi anche dal punto di vista ambientale». De Giorgio ha ricordato: «Più volte abbiamo denunciato un aumento delle emissioni diffuse e fuggitive, slopping in Acciaieria e un aumento del benzene. Non basta rilasciare interviste dichiarando che i problemi ambientali sono superati perché si è provveduto a ottemperare a circa il 95% delle prescrizioni Aia. Non basta se non si garantiscono le manutenzioni, se il personale è in cassa integrazione, se continuiamo a riscontare criticità nel mondo dell’appalto e se continuano a mancare ricambi e materie prime necessarie a garantire la produzione costante di acciaio».
DA USB Franco Rizzo e Sasha Colautti: «Nel servizio si sciorina il numero di miliardi investiti per l’ambientalizzazione, si parla di produzione di acciaio a impatto ambientale tendente allo zero e dello stabilimento come strategico. Nessun cenno al fenomeno emissivo. Lo slopping incenerisce i polmoni dei lavoratori a contatto per poi arrivare ai cittadini». I due soci di Acciaierie d’Italia, Invitalia e Arcelor Mittal, si sono visti ieri per preparare l’incontro di lunedì a Palazzo Chigi. L’Ex Ilva non riesce a pagare nemmeno le bollette del gas. Invitalia ha a disposizione 680 milioni per un aumento di capitale che dovrebbe portare la controllata del Mef al 60%, ma al momento sul tavolo c’è un finanziamento di circa 380 milioni per tirare a campare.
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