Maltrattamenti, umiliazioni, atlete che pensano al suicidio e si allontanano dal sogno coltivato per anni. Il quadro che emerge dalle confessioni di due ex ginnaste – Nina Corradini e Anna Basta – che hanno frequentato l’Accademia di Desio, è stato così duro da spingere il ministro dello Sport Andrea Abodi a organizzare un incontro (si tiene oggi) con il numero uno del Coni, Giovanni Malagò e con il presidente di Federginnastica, Gherardo Tecchi. Con ogni probabilità si tratta solo della punta dell’iceberg sul tema degli abusi fisici e psicologici sulle atlete. Altre denunce sempre su quanto avvenuto all’Accademia di Desio, sono sul tavolo della procura di Brescia, anche se non sono stati comunicati i nomi di allenatori o dirigenti.

MA ILS EGNALE è ugualmente forte, viene denunciato un sistema, assai pericoloso, dove le atlete vengono vessate, torturate psicologicamente, costrette praticamente a non mangiare per rientrare nel peso, umiliate in pubblico, svestite dinanzi alla bilancia, davanti alle colleghe. Sarebbe in particolare un’istruttrice – dalla testimonianza delle ginnaste – ad aver umiliato le atlete all’Accademia di Desio. Il quadro dunque diventa sempre più pesante collegando le denunce delle ginnaste con il ritiro di due colleghe, Alice Taglietti ed Emma Bressanelli che avrebbero ricevuto quel tipo di trattamento speciale dalla stessa istruttrice. Ginnaste talentuose che si sono ritirate all’improvviso, senza alcuna motivazione. Sui social, sui siti specializzati di ginnastica ritmica l’analisi è spietata e condivisa, ovvero che sta venendo fuori tutto il marcio, presente ad alti livelli, in Nazionale, ma anche nelle categorie inferiori.Il tema abusi è presente anche in altre discipline. Sul quotidiano britannico Telegraph, le rivelazioni di un coach di tennis, Marc Lucero, sui «rapporti professionali e potenzialmente abusivi» di allenatori con le loro tenniste.

È NECESSARIO scardinare la «cultura della paura», che è il titolo di un documentario trasmesso due anni fa dalla Bbc sulle violenze ai danni di ginnaste britanniche. Dinamiche molto simili: palestre come prigioni, famiglie, come spesso accade, inconsapevoli, sino alla confessione di qualche atleta. Negli Stati uniti c’è stata la storia di molestie sessuali nella squadra olimpica, 350 abusi del medico Larry Nasser (176 anni di carcere) tra il 1996 e il 2014, tra le vittime l’olimpionica Simone Biles. Le atlete hanno chiesto 400 milioni di dollari di risarcimento danni alla federazione.
Il tema abusi è presente anche in altre discipline. Sul quotidiano britannico Telegraph, le rivelazioni di un coach di tennis, Marc Lucero, sui «rapporti professionali e potenzialmente abusivi» di allenatori con le loro tenniste. Sarebbero coinvolti un paio di allenatori di alto profilo, la Wta ha cominciato ad approfondire, creando anche una nuova figura professionale, il «direttore della tutela». Come nella ginnastica, si tratta di atlete adolescenti, in fase di maturazione, che si ritrovano in dinamiche di potere ambigue con i loro coach, che spesso diventano fidanzati.

PRIMA DELLA DENUNCIA del Telegraph, una tennista degli anni ‘80, l’australiana Pam Shriver, cinque volte campionessa in doppio a Wimbledon assieme alla leggenda Martina Navratilova, ha raccontato della sua relazione da 17enne con il suo allenatore, allora 50enne. Nessun abuso fisico, un rapporto di lavoro tra una ragazzina in giro per il mondo senza la famiglia e un uomo maturo. Poi, una storia di cinque anni, confini valicati, un rapporto «malato», così descritto dall’ex tennista, che ha poi raccontato dei danni prodotti da quella relazione, incitando a combattere la cultura del silenzio, avviando un percorso educativo per allenatori, fisioterapisti e per le figure professionali che lavorano intorno alle atlete.