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A14, chiuso ai Tir viadotto. Il pm: «Forti cedimenti»

Autostrada Adriatica La procura di Avellino sul ponte Cerrano: «In corrispondenza delle pile sono presenti spostamenti in profondità dell’ordine di 7 centimetri»

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 14 gennaio 2020

Di male in peggio sull’A14. Anche ieri code infinite, in Abruzzo, tra le province di Pescara e Teramo, per la chiusura ai mezzi pesanti del viadotto Cerrano, tra Pescara Nord e Pineto. Dieci chilometri di Tir imbottigliati, in coda, tra le auto e con il traffico paralizzato, al casello di Città Sant’Angelo, il punto in cui si devia per imboccare la statale 16, al momento obbligatoria per gli autoarticolati.

Situazione di caos totale che, verso sera, ha indotto la direzione di Autostrade per l’Italia a chiedere a Strada dei Parchi, di concerto con Prefettura e polizia stradale, di evitare di far arrivare ulteriore traffico in quella zona, chiudendo, sull’A25, il bivio per l’A14 in direzione di Ancona. Marasma che nasce dai sequestri di numerosi ponti, tra Marche e Abruzzo, da parte della Procura di Avellino che indaga sulla strage del 28 luglio 2013 sulla A16, a Monteforte Irpino, quando un pullman precipitò dal viadotto. Barriere laterali dei cavalcavia ritenute non sicure e requisite, con corsia dimezzata.

La situazione peggiore riguarda il viadotto Cerrano, ritenuto a rischio. «Le stampelle con cui è stato costruito – si legge nel provvedimento reso noto ieri ma emesso il 18 dicembre scorso dal gip di Avellino, Fabrizio Ciccone – hanno subito spostamenti tali da rendere le superfici contrapposte, in corrispondenza della mezzeria, schiacciate l’una sull’altra», mentre «in corrispondenza delle pile sono presenti spostamenti in profondità dell’ordine di 7 centimetri». Nel documento viene citata, tra l’altro, una nota che l’Ufficio ispettivo territoriale di Roma del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti aveva inviato ad Autostrade per l’Italia, che gestisce l’A14. In essa, evidenzia il giudice, si segnala «la presenza di un fenomeno di gravitazione che interessa i pendii in cui è ubicato il viadotto».

Il ministero dei Trasporti ha eseguito, fin dal 2018, tre visite ispettive sull’infrastruttura. Non avendo la società Autostrade fornito «valutazioni documentate e rassicuranti sul raggiungimento di adeguati standard di sicurezza», si impone necessariamente, l’applicazione di «una restrizione della transitabilità dell’opera», ai veicoli con massa superiore a 35 quintali in entrambe le carreggiate, «da attuarsi fino a quando non sarà dimostrata l’ottemperanza al raggiungimento degli standard normativi». Ciò – scrive il gip di Avellino – «sia per le imponenti dimensioni del viadotto, alto ben 89,7 metri e con l’interferenza della sottostante presenza di una strada, sia per il mancato rilascio dell’autorizzazione sismica al progetto di risanamento presentato da Autostrade per l’Italia».

La quale replica: «Lo spostamento di 7 centimetri non si riferisce alle pile, ma allo spostamento massimo del terreno nei pressi della “pila 1” registrato dalla strumentazione nell’arco di 3 anni (2016-2018). Il viadotto e l’area ad esso sottostante sono costantemente monitorati: sull’opera sono installati dei particolari sensori che, anche nell’ultimo anno, non hanno mai rilevato alcun tipo di movimento significativo».

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