Bisogna dotarsi di batterie di riserva per il telefono, mezzo di locomozione agile e una buona mappa della capitale per spostarsi dentro le tante piazze che animano il giorno della Liberazione a Roma.

SI COMINCIA da Porta San Paolo. «È il più grande 25 aprile degli ultimi anni», dicono dall’Anpi mentre osservano il fiume di persone che sfila sotto il palco. Il corteo, composto da almeno diecimila persone, è davvero partecipato, una catena umana che unisce le Fosse Ardeatine al luogo simbolico della Resistenza romana. «Sono felice di essere qui con voi, vuol dire che i nostri morti che hanno sacrificato le loro vite non sono morti invano – dice la partigiana Iole Mancini, 103 anni – Continuate a lottare perché non è finito, siamo nel pieno di un ritorno di nostalgici che parlano perché non conoscono le condizioni in cui vivevo io a quei tempi».

LA MANIFESTAZIONE è attraversata dalle tante componenti della sinistra e della società civile, con molto sindacato e una varietà generazionale incoraggiante: i partigiani ultracentenari incontrano gli studenti medi, che ancora riscaldano le strade di Garbatella quando i primi interventi dal palco riempiono la piazza all’ombra della Piramide. Luciana Romoli, anche lei partigiana di 93 anni, spiega chiaramente che questa risposta è dovuta alle provocazioni della destra al governo. «Le esternazioni di La Russa sono un falso storico e un’offesa alla Resistenza – scandisce – Siamo di fronte a un tentativo goffo di annacquare le responsabilità del nazifascismo. Chi è morto per la libertà merita rispetto e gli onori delle istituzioni. Chi è morto indossando la camicia nera o facendo la spia merita solo pietà».

DA QUALCHE ANNO l’Anpi invita in piazza altri popoli in lotta, per sottolineare il valore universale della Liberazione. La Banda musicale di Testaccio indossa le coperte termiche, quelle usate per coprire i migranti dopo gli sbarchi. Quest’anno ci sono anche i membri di Wambli Gleska, associazione legata alla tradizione dei Lakota Sioux. Il sindacato non ha nessuna intenzione di farsi cacciare nelle riserve, secondo le parole di Maurizio Landini, segretario generale Cgil invitato a parlare dal palco. «Sarebbe bene che chi ha giurato sulla Costituzione la rilegga per bene – sostiene Landini – Il significato più profondo di quella Carta in tutta la sua evoluzione rompe drasticamente con il fascismo, i suoi valori, la sua cultura, le sue pratiche. Per noi applicare la Costituzione, che rimane una stella polare, vuol dire avere una visione. Non è un caso che vi si dica in modo chiaro: è vietata la ricostituzione del disciolto partito fascista». Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri è anche portavoce dell’atto approvato dal consiglio comunale per intitolare quattro strade di Roma ad altrettanti partigiani. Fabrizio De Sanctis, presidente dell’Anpi Roma, fissa uno degli obiettivi di giornata: «La Russa ha detto che farà qualcosa che metterà tutti d’accordo? Allora aspettiamo le sue dimissioni».

L’ALTRO CORTEO romano parte alle 10.30 da piazza delle Camelie, a Centocelle. Il quartiere nel 2018 è stato insignito della Medaglia d’oro al merito civile per la resistenza ai nazifascisti: in questa zona anche durante l’occupazione della capitale i partigiani potevano organizzare comizi di piazza e garantirne lo svolgimento sicuro. Per questa manifestazione, che da alcuni anni riempie le strade del quadrante est, il 25 aprile rimane una festa di parte. Lo sguardo è rivolto soprattutto al presente e al futuro. O meglio, l’ambizione è di attualizzare la lotta antifascista in tutte quelle battaglie portate avanti da studenti, precari, movimenti sociali. A partire dal contrasto dell’operazione culturale del governo che, si legge nel testo di convocazione, «vorrebbe svuotare il senso di questa giornata per trasformare la festa della Liberazione nella festa della libertà».

«IL 25 APRILE non è una ricorrenza, ora e sempre Resistenza», dicono al microfono due ragazzini intorno ai dieci anni. I manifestanti rispondono in coro da dietro lo striscione di apertura, dove è scritto: «Oggi come ieri, Roma è antifascista». Lo tengono in mano ragazze e ragazzi delle scuole superiori, arrivati in piazza festanti a bordo degli autobus e del «trenino giallo» che percorre la Casilina. In generale da queste parti l’età media è molto bassa. La manifestazione è colorata e rumorosa. In alto sventolano le bandiere rosse, quelle di collettivi studenteschi, realtà sociali, comitati di quartiere, sindacati di base.

SUPERATO viale Palmiro Togliatti il corteo entra nella borgata del Quarticciolo. Dalle finestre dei palazzi popolari le persone salutano e scattano foto. Due grandi striscioni sono appesi da un lato all’altro della strada: «Meloni, Salvini, Piantedosi. Fuori dal quartiere», «Basta sfratti. Tutti hanno diritto a una casa». Poi il serpentone si riversa sul prato del parco Modesto Di Veglia: nome di battaglia «Roberto», gruppo partigiano «Bandiera Rossa». Dal palco per tutto il pomeriggio si alterneranno interventi politici e musica.

INTANTO ANCHE in altri quartieri romani il 25 aprile ha preso la forma del ritrovo collettivo, nei parchi o nelle piazze. Grigliate, teli sui prati, note suonate dal vivo o da impianti improvvisati si mischiano alle canzoni partigiane e all’augurio di rito: «Buona Liberazione».

MIGLIAIA DI PERSONE affollano il parco degli Acquedotti, tra Quadraro e Cinecittà. Molte altre si ritrovano al Pigneto, al parco Nuccitelli o più avanti nei giardini della scuola Manzi. Nello spazio culturale Angelo Mai va in scena un concerto con diversi artisti: è dedicato alle vittime del naufragio di Cutro e raccoglie fondi per Alarm Phone, il centralino che rilancia gli Sos dei migranti nel Mediterraneo. A Garbatella continuano i tre giorni di celebrazione, mentre a parco Schuster musica e giochi per bambini costruiscono un ponte ideale verso il festival Renoize che da 17 anni ogni settembre ricorda Renato Biagetti. Aveva 26 anni quando fu ucciso sul litorale romano all’uscita di una serata reggae. Aggredito da due neofascisti e accoltellato. Era l’agosto del 2006.