«L’Udc non sosterrà la candidatura di Gianni Alemanno a sindaco di Roma. Chi ha preso decisioni diverse da questa lo ha fatto a titolo del tutto personale, collocandosi naturalmente fuori dal partito. Nelle prossime ore l’Udc annuncerà il suo candidato per la Capitale».
Nemmeno il tempo, per il sindaco uscente di Roma di annunciare – in caso di vittoria alle prossime elezioni comunali del 26 e 27 maggio – il ticket con Luciano Ciocchetti, ultracattolico grande portatore di voti nella capitale, che i vertici romani e regionali del partito di Pierferdinando Casini si erano già seduti attorno a un tavolo della sede nazionale per decretare l’espulsione dell’ex vice di Renata Polverini alla Regione Lazio.
L’aspirante vicesindaco è convinto che dalla sua ha «la maggior parte dell’Udc», ma il partito che fu sembra irrimediabilmente spaccato – come è già successo in passato, peraltro – con un altro pezzo da novanta come Alessandro Onorato, capogruppo in Campidoglio, che si schiera invece con l’imprenditore Alfio Marchini, il libero battitore sponsorizzato da Caltagirone e definito ieri dai centristi alemanniani «un grillino miliardario».
Anche Marchini, in effetti, e non solo, dimostrando di non aver mai smesso un vecchio abito mentale della politica romana, insegue i voti dei centristi. Ma il simbolo dell’Udc non comparirà nemmeno nella scheda elettorale delle elezioni amministrative di Roma, come annuncia il consigliere capitolino Francesco Smedile schierandosi con il centrodestra insieme a gran parte dei vertici romani del partito.
«Gli elettori hanno decretato il fallimento del progetto centrista a tutti i livelli, non c’è lo spazio fisico per il centro: il 90% dell’elettorato va verso i due estremi, il centro l’ha occupato Grillo», spiega in conferenza stampa annunciando che «l’unico orizzonte politico compatibile era Alemanno», il centrodestra «che è la nostra area naturale».
In realtà il centrodestra sembra essere, per certi versi, l’area naturale anche di una parte dei grillini. Ne è un esempio quel che succede ad Aprilia, in provincia di Latina, dove si vota a fine maggio come in altri 568 comuni italiani (di cui 16 capoluoghi di provincia) e dove i militanti del M5S si sono visti imporre dall’alto come candidato «portavoce sindaco» Andrea Ragusa, che proviene dal direttivo cittadino de La Destra di Storace.
Una candidatura che ha messo a soqquadro il 5 Stelle di Aprilia con gruppi di attivisti che litigavano sul blog di Grillo, fin quando da Milano non è arrivato lo stop che ha messo in riga tutti: «Nessuna retromarcia, si creerebbe un pericoloso precedente». Punto e a capo.
Ma la vecchia guardia di Alleanza nazionale non ha ancora deciso se appoggiare del tutto, in parte, o affatto l’ex camerata Gianni Alemanno. Le primarie dei Fratelli d’Italia, per risolvere il rebus, si sono concluse ieri sera. I cittadini italiani con più di 16 anni e quelli europei hanno potuto votare per sei giorni in una delle sedi romane messe a disposizione o attraverso il sito internet.
Tre domande che lasciavano molto spazio alla fantasia: quali temi devono avere la priorità nel prossimo governo cittadino, quali idee avete per Roma Capitale e, soprattutto, «Volete appoggiare Alemanno o suggerite altri nomi per il candidato sindaco?». Dalle prime indiscrezioni, sembra che Giorgia Meloni e Fabio Rampelli, ex deputato Pdl, siano stati tra i più votati. Sapremo oggi se la formazione di Meloni e di Ignazio La Russa lancerà il cuore oltre l’ostacolo per appoggiare il fallimentare sindaco uscente.
Nel campo del centrodestra corre anche Umberto Croppi, l’ex assessore alla cultura ed amico fin dai tempi dell’Msi di Alemanno, che lo sfiderà a fine maggio. Ma di lui nessuno si ricorda più, tra le nuove file dei Fratelli d’Italia: se si chiede alle telefoniste arruolate per orientare i partecipanti alle primarie, la risposta è sconcertante: «Croppi? Mai sentito nominare».