A proposito di Syriza
Grecia Un caffè con Euclide Tsakalotos, già ministro delle Finanze e oggi tra i candidati a succedere a Tsipras, per analizzare la bruciante sconfitta della sinistra greca e immaginare il futuro
Grecia Un caffè con Euclide Tsakalotos, già ministro delle Finanze e oggi tra i candidati a succedere a Tsipras, per analizzare la bruciante sconfitta della sinistra greca e immaginare il futuro
Ci siamo trovati in un accogliente caffè, non molto distante dal Parlamento, nel cuore dell’Atene politica. Siamo tutti e tre greci della diaspora: il protagonista è Euclide Tsakalotos, nato in Olanda ed ex professore all’Università di Kent. Nel governo di Syriza ha sostituito Varoufakis come ministro delle Finanze. Tsakalotos si era fatto notare durante le durissime trattative con l’eurozona e il Fmi, per aver miracolosamente ottenuto la dilazione del debito greco, con gran parte di esso a tassi fissi che nelle attuali condizioni economiche è un grande vantaggio, ad esempio rispetto all’Italia.
NELLA COMPAGNIA c’è Olga Nassis, un’amica italo-greca (come me), dirigente di Syriza, fortemente preoccupata che il suo partito non faccia la fine del Pd italiano. Siamo tutti e tre interessati a un argomento: come uscire dal fosso in cui le due successive sconfitte elettorali hanno gettato la sinistra greca. Tsakalotos, che si è candidato per la presidenza di Syriza, è un professore di economia tostissimo. Attacca subito spiegando che in Europa «la lunga stagione del neoliberismo è finita, nuove forze economiche si sono sviluppate più velocemente rispetto alle economie dell’Occidente. Le diseguaglianze si sono aggravate, la ricchezza va alla parte più ricca, lasciando indietro i ceti medi e i salariati». In questo contesto, aggiunge, «abbiamo una parziale de-globalizzazione, lo stato sta tornando, sia con politiche fiscali keynesiane sia con politiche industriali per affrontare le grandi sfide come il cambiamento climatico. La redistribuzione del reddito sta in alto nelle priorità. Questo cambiamento non è sfuggito alla destra».
Tsakalotos si dimostra anche un attentissimo osservatore del premier Kyriakos Mitsotakis. Ritiene che il numerosissimo staff che lo circonda gli abbia dato abili consigli: diffondere, attraverso tutte le emittenti tv sotto il controllo, un’immagine che mostri stabilità, contro le “avventure” di Syriza. Mitsotakis inoltre ha distribuito tanti soldi durante la pandemia, compreso alle vittime degli incendi estivi, che anche quest’estate imperversano fuori Atene. Così ha vinto, malgrado lo scandalo delle intercettazioni illegali, lo scontro tra i treni, il tragico naufragio a Pylos, la consueta brutalità poliziesca. Syriza non ha convinto l’elettorato sull’importanza di avere forti istituzioni, necessarie tanto per la democrazia quanto per l’economia.
TSAKALOTOS ANALIZZA con attenzione anche il nuovo governo. Sapevo che nelle dichiarazioni programmatiche c’è un’apertura verso la comunità lgbtq+, ma lui è informato molto meglio: «Il vice del premier, Makis Voridis, ha fatto in Parlamento un discorso sull’egemonia quasi alla maniera gramsciana, cioè un tentativo di trovare una nuova egemonia, dove il valore della libertà è quello che può liberare le forze produttive e il valore della nazione come famiglia è quello che non lascia indietro nessuno», mi dice, guardandomi negli occhi, «Cado dalle nuvole perché Makis Voridis è un ex squadrista, già grande sostenitore della dittatura dei colonnelli, raccattato da Mitsotakis insieme con altri estremisti di destra ora al governo. L’ex ministro mi riporta di nuovo sulla terra: «Mitsotakis è stato molto abile nel riuscire a compattare attorno a lui proprio tutti, dagli ex socialisti fino all’estrema destra». La sinistra deve inoltre tradurre i propri valori in parole semplici sia per l’economia sia per un’identità che includa un senso di appartenenza.
DI FRONTE A TUTTO QUESTO noi non abbiamo fatto abbastanza, commenta Tsakalotos: «Syriza è apparso un partito con un’identità non chiara, e pertanto in difficoltà a perseguire una politica concreta. Quello di cui abbiamo bisogno adesso è di un programma che convinca, sulla nostra identità e sull’impatto che può avere il nostro programma sulla vita delle persone. Dobbiamo analizzare il motivo per cui abbiamo perso così tanto nei quartieri popolari. Dobbiamo far capire che sicurezza significa buoni posti di lavoro, accesso a beni e servizi sociali e culturali, e che tutto questo si costruisce su una forte base produttiva. Inoltre, non abbiamo dato la giusta attenzione all’istruzione e alla cultura, temi sempre scottanti in questo paese.
«Poiché mi considero un gramsciano», sorride Tsakalotos, (forse ferito dall’uso che la destra ha fatto del grande pensatore italiano), quello che ci vuole dopo la grave sconfitta è una «guerra di posizione»: un lavoro impegnativo dentro il partito e nella società per essere in grado di affrontare i nuovi problemi, il cambiamento climatico, la transizione verde, l’intelligenza artificiale, la transizione digitale. Quindi militanza, dibattito, organizzazione, ma con un’identità politica precisa, senza dire di sì a tutti.
PRIMA DI LASCIARCI ho un’ultima curiosità. Gli chiedo se c’è il rischio che questa corsa dei quattro candidati per la presidenza di Syriza possa condurre a una scissione. Tsakalotos esclude con fermezza tale eventualità: «C’è un clima positivo, il dibattito è serio e io mi impegno perché ci sia uno spirito unitario, con risposte positive e la dovuta serietà».
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