Da qualche settimana, a Napoli e provincia, la distribuzione delle merci dell’«ultimo miglio» subisce ritardi e interruzioni. I corrieri hanno capito quanto vale «il costo della spedizione gratuita», come recita il titolo di un libro pubblicato di recente in Italia. Si sono accorti che la ruota gira grazie a chi guida, e allora hanno tirato il freno a mano e sono scesi dai furgoni. Così si sono iscritti in massa al sindacato di base Sol Cobas e hanno deciso di scioperare il 12 marzo scorso.

Durante il percorso della mobilitazione i lavoratori hanno denunciato condizioni di iper-sfruttamento: lavoro nero con buste paga fittizie, assenza di ferie, malattia, tredicesima e quattordicesima, assenza di registri per le presenze, straordinari non pagati, quantità di consegne al giorno al di là di ogni limite stabilito, violazione sistematica delle norme contrattuali. Alla luce di questa situazione i lavoratori hanno avanzato una rivendicazione apparentemente banale, ma decisiva in questo settore: l’applicazione integrale del contratto collettivo nazionale del trasporto merci, spedizioni e logistica.

La mobilitazione dei corrieri @Andrea Bottalico
La mobilitazione dei corrieri @Andrea Bottalico

Così, quel giorno del 12 marzo, una settantina di corrieri, provenienti anche dalle altre sedi provinciali, Mariglianella, Nola, Frattamaggiore, hanno formato un picchetto davanti ai cancelli del magazzino Gls di Poggioreale. Una mediazione è stata cercata da Francesco Tavassi, titolare della Temi Spa, che gestisce in franchising il marchio Gls per Napoli e provincia. Per il servizio dei corrieri si avvale di circa trenta imprenditori che operano in subappalto impiegando quattrocento persone su quattro magazzini. Il 13 marzo un altro sciopero ha bloccato non più solo il magazzino di Poggioreale, ma le quattro sedi provinciali del gruppo.

Il Sol Cobas ha deciso di sospendere le azioni di sciopero programmate allo scopo di consentire all’azienda di attuare un piano di superamento del regime di illegalità diffusa. La vertenza in prospettiva coinvolgerà altre istituzioni politiche ed economiche se non si raggiungeranno soluzioni che rispettino sia le regole che la dignità di questi lavoratori.
Una calma apparente, dunque. Secondo il sindacato, la violazione degli accordi o le pressioni individuali in chiave antisindacale saranno considerate «una rottura della tregua». In caso di mancata conclusione positiva delle trattative, fissate per il 10 aprile, lo stato di agitazione riprenderà. La trattativa sarà portata a un tavolo che coinvolgerà la prefettura e la stessa Gls.

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Da quando è iniziato lo stato di agitazione sono successe tre cose fondamentali per i lavoratori coinvolti a Napoli e provincia: primo, si è aperta una trattativa in cui il gruppo Temi si è fatto garante della piena applicazione del contratto collettivo, con particolare riferimento alla corretta stipula di contratti full time di trentanove ore settimanali per tutti i lavoratori da inizio aprile, all’erogazione degli istituti contrattuali previsti, all’erogazione degli scatti di anzianità, alla retribuzione degli straordinari e al riconoscimento delle indennità di malattia e infortunio.

Secondo, la mobilitazione dei corrieri ha innescato un processo di ricomposizione e di sindacalizzazione di una forza lavoro giovane, combattiva e determinata ad andare avanti nonostante le conseguenti minacce e le ritorsioni.

Terzo, la lotta dei corrieri napoletani è giunta alle orecchie dei lavoratori che hanno portato avanti mobilitazioni simili al nord per molti anni, ed è destinata a crescere ulteriormente.

«Dal 12 marzo si sono mosse tante cose – ha commentato uno dei corrieri nel corso di una riunione – Non abbiamo paura. I nervi restano saldi. Se la busta paga di marzo non è conforme partono i giochi pirotecnici. Abbiamo subito per tanti anni – continua convinto delle sue parole: «Ora il giocattolo dello sfruttamento si è rotto. Il vento è cambiato».