Internazionale

A Gaza ospedali al punto di rottura: «Devono scegliere chi curare e chi no»

Il reporter Mahmoud Al-Louh con il corpo della sorella Zuma/Ali HamadIl reporter Mahmoud Al-Louh con il corpo della sorella – Zuma/Ali Hamad

Israele/Palestina L'offensiva non si arresta

Pubblicato 4 mesi faEdizione del 20 luglio 2024

Non ci muoveremo di un centimetro» ha dichiarato Netanyahu dopo la decisione della Cig sull’occupazione israeliana e per ora la situazione sul campo a Gaza è la stessa degli ultimi giorni.

L’aviazione di Tel Aviv ha bombardato per il secondo giorno di seguito il campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia, uccidendo almeno nove persone e ferendone circa 20. La notte tra giovedì e venerdì otto persone, di cui due bambini, erano morti sotto le bombe israeliane a poca distanza.

A NABLUS, in Cisgiordania, l’esercito israeliano ha effettuato diversi raid all’alba, irrompendo in diversi quartieri ed effettuando arresti nella zona orientale della città. Si registrano anche nuovi assalti dei coloni israeliani ai danni dei palestinesi nella stessa zona.

A causa del caldo, dei continui attacchi e della scarsità di ogni genere di prima necessità, l’Alto commissariato dell’Onu per i diritti umani ha avvertito che «l’anarchia» si sta diffondendo a Gaza, a causa «dello smantellamento da parte di Israele della capacità locale di mantenere l’ordine pubblico e la sicurezza». Nello specifico, Ajith Sunghay, responsabile dell’Unhcr per Gaza e la Cisgiordania occupate, ha parlato di saccheggi, uccisioni illegali e sparatorie «che dilagano mentre la popolazione si trova ad affrontare un’acuta crisi umanitaria». Crisi accentuata dal sistema sanitario sull’orlo del collasso. Il Comitato internazionale della Croce rossa ha avvertito che gli ospedali nel sud di Gaza sono ormai al «punto di rottura». Secondo l’organizzazione, a breve i medici potrebbero essere costretti a compiere «scelte drammatiche» su chi curare e chi no. I bombardamenti continui di Israele, riempiono costantemente le sale d’attesa dei pronto soccorso ed è ormai comune vedere «pazienti curati per terra».

DELLO STESSO AVVISO l’Agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa), secondo cui solo 10 dei suoi 26 centri sanitari a Gaza sono operativi al momento. Ad aggravare il contesto i continui allarmi per la possibile diffusione di epidemie dovute alle pressoché nulle condizioni igieniche e alla malnutrizione. Negli ultimi giorni gli esperti hanno citato più volte il rischio di una rapida diffusione di un’epidemia di poliomielite e a Gaza city sarebbero già stati individuati i primi ceppi del virus. Ciononostante Israele continua a centellinare i permessi per l’ingresso dei camion con gli aiuti umanitari da Rafah e nella serata di giovedì il premier Netanyahu ha effettuato una visita alle truppe di stanza al fronte nella quale ha sottolineato che il controllo della striscia di terra che separa Gaza dall’Egitto «è fondamentale per Israele». Tra le critiche per non aver saputo prevenire la minaccia del drone che ha colpito ieri Tel Aviv, Netanyahu prepara l’atteso discorso che dovrà pronunciare il 24 luglio alle camere degli Stati uniti riunite in sessione congiunta.

Lo speaker democratico Mike Johnson ha già dichiarato che si intensificheranno le misure di sicurezza e che «l’interruzione del discorso di Netanyahu potrebbe portare all’arresto». Alcuni senatori democratici (come Bernie Sanders) hanno già dichiarato che boicotteranno l’evento, altri potrebbero protestare, anche se non è ancora chiaro in che forme. In ogni caso il Forum delle famiglie degli ostaggi e dei dispersi israeliani ha esortato con veemenza «il primo ministro ad approvare l’accordo sugli ostaggi prima del discorso al Congresso a Washington».

SUL VERSANTE internazionale, ieri la relatrice speciale dell’Onu sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, ha ripreso la richiesta di «destituzione» dall’Onu di Israele avanzata su Twitter dal relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto a un alloggio adeguato, Balakrishnan Rajagopal. Intanto la Gran Bretagna ha annunciato che riprenderà a finanziare l’Unrwa e l’Ue ha stanziato 400 milioni di euro in sovvenzioni e prestiti all’Autorità nazionale palestinese, «a condizione che essa compia progressi nelle riforme».

A fine giornata, inoltre, le agenzie russe hanno rilanciato la notizia che a metà agosto il presidente palestinese Mahmoud Abbas incontrerà Putin in Russia.

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