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A due anni dall’accordo resta alta la voglia di fuggire

A due anni dall’accordo resta alta la voglia di fuggire

Ue-Turchia A marzo 2000 migranti hanno raggiunto le isole dell’Egeo dalla Turchia. Niente se si pensa ai numeri del 2015, ma sono il segnale di una ripresa delle partenze

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 5 aprile 2018

La primavera in Grecia è arrivata già da qualche settimana: mare piatto e cielo terso. Le condizioni di tempo ideali per chi vuole tentare di raggiungere l’Europa attraverso l’Egeo nonostante l’accordo siglato due anni fa, era il 18 marzo 2016, tra Unione europea e Turchia proprio per fermare gli sbarchi. Solo nel mese di marzo sono stati circa 2.000 i migranti provenienti dalla Turchia arrivati nelle isole dell’Egeo. Il picco più alto nel corso del 2018, rispetto alle circa 1.500 persone arrivate nel mese di gennaio e alle quasi 1.000 di febbraio. Un dato in aumento anche a confronto con il marzo 2017, quando erano stati 1.400 i migranti a sbarcare nelle isole greche. Nulla se si pensa che a gennaio del 2016, prima che Bruxelles e Ankara trovassero un accordo (economico e politico) per fermarli, sulle isole greche sbarcarono 31.244 migranti.

I numeri di questi giorni dimostrano però che, per quanto lenta e parziale, c’è una ripresa delle partenze. Stando ai dati diffusi dalla Guardia Costiera turca, questa avrebbe intercettato nel mese di marzo 1.400 migranti. All’evidenza dei fatti sono molti di meno i migranti bloccati rispetto a quelli che hanno raggiunto con successo la Grecia.

Anche l’efficienza della guardia costiera greca è discutibile. Su questa pende l’accusa di negligenza per la morte dei 16 migranti naufragati vicino all’isola di Agathonisi lo scorso 16 marzo – sono le prime vittime del 2018 nelle acque dell’Egeo. Stando alla ricostruzione dei fatti fornita dai superstiti e dai parenti dei naufraghi – in contatto con questi durante la traversata -, le operazioni di ricerca sarebbero partite con 24 ore di ritardo. La guardia costiera avrebbe fino a quel momento ignorato le comunicazioni relative all’imbarcazione. Ad oggi non sono stati ancora ritrovati i corpi di tutti quelli che erano a bordo. Proprio ieri a piazza Syntagma, nel centro di Atene, si è tenuta una manifestazione per denunciare l’accaduto e richiedere che venga fatta chiarezza sulle responsabilità – tra i manifestanti anche i parenti delle vittime.

Un ulteriore problema aperto riguarda la gestione dei 60.000 migranti presenti sul territorio greco, soprattutto rispetto ai circa 15.000 che si trovano sulle isole dell’Egeo. Stando all’accordo tra Unione europea e Turchia i migranti che raggiungono le isole devono attendere lì che venga esaminata la loro richiesta d’asilo, all’interno degli hotspot – centri di contenimento ad hoc. I lunghi tempi di attesa burocratici e il continuo flusso di migranti hanno prodotto un sovraffollamento di queste strutture, dove le condizioni di vita sono già da molto tempo lontane da standard dignitosi. Per far fronte a questo stato prolungato di emergenza umanitaria alcuni migranti vengono trasferiti dalle isole alla Grecia continentale: sembra perciò impossibile per lo stesso governo greco rispettare l’accordo.

In questa cornice si inserisce l’ultimo finanziamento di 180 milioni di euro da parte della Commissione europea al governo greco. Nel complesso Bruxelles ha così stanziato 605 milioni di euro per l’assistenza umanitaria sul territorio greco. Il contributo sarà versato all’interno del programma di «Sostegno d’emergenza all’integrazione e alla sistemazione abitativa» (Estia) a favore dei rifugiati, attivo dal luglio 2017. Questo mira a facilitare l’integrazione dei rifugiati permettendogli di stabilirsi in normali abitazioni, nelle aree urbane, e fornendogli assistenza economica. Annunciando il finanziamento lo scorso lunedì, il Commissario europeo per gli aiuti umanitari e la gestione delle crisi Christos Stylianides ha incontrato il premier greco Alexis Tsipras. Non è mancato il riferimento all’accordo con la Turchia: strumento fondamentale di gestione della «crisi migratoria».

Vittime di questo accordo sono anche i migranti che perdono la vita cercando di attraversare il fiume Evros. E’ ritenuto un passaggio più semplice del confine rispetto alla traversata dell’Egeo, ma spesso se ne sottovaluta la pericolosità. Dalla scorsa settimana 20 migranti, che tentavano di guadare il fiume, sono dispersi. E per quelli che ce la fanno potrebbe rivelarsi uno sforzo inutile: «I respingimenti illegali ad opera della polizia greca sono molto diffusi», spiega l’avvocato Valantis Pantidis. che assiste i migranti ad Orestiada, nella zona di Evros. «I migranti arrivano in Grecia e vengono riportati immediatamente in Turchia, violando così le leggi greche e europee». Una pratica inquietante da stigmatizzare, che poggia in ultimo sulla volontà politica di non voler riconoscere ai migranti alcuno status, neppure quello di esistere.

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