NEI LONTANI ANNI TRENTA, dopo la morte a Parigi di Piero Gobetti, la vedova Ada Prospero insegnava inglese e da quella lingua traduceva classici e contemporanei, in qualche modo protetta da due editori, Garzanti (che le pubblicò anche un divertente libro per bambini, la Storia del gallo Sebastiano) e Frassinelli, dove aveva un amico in Franco Antonicelli, più tardi uno dei dirigenti della Resistenza in Piemonte. Fu la Frassinelli a far conoscere per prima ai lettori italiani, anche grazie ad Antonicelli, due dei più imprescindibili scrittori dello scorso secolo, Kafka e Faulkner. Ada Prospero tradusse per Frassinelli un romanzo insolito e di lingua non facile, scritto da una donna nera statunitense, Zora Neale Hurston, che molti anni dopo fu proposto in una nuova traduzione di Adriana Bottini da Bompiani, e che torna ora, nella traduzione di Bottini, per La tartaruga, la gloriosa casa editrice milanese di solo donne fondata e diretta da Laura Lepetit e presa in carico adesso da Elisabetta Sgarbi e da Claudia Durastanti per La nave di Teseo. La traduzione di Ada aveva per titolo Con gli occhi rivolti a Dio, fedele all’originale. L’edizione Bompiani e quella di ora di La tartaruga, hanno un titolo più cauto, Con gli occhi rivolti al cielo.

L’AUTRICE, Zora Neale Hurston, nata e morta in Florida (1901-1960) poté usufruire a New York di una borsa di studio e lavorare al fianco di due illustri, grandi antropologi, Franz Boas e Margaret Mead, e il suo romanzo (1937) è nato come il racconto dei modi di vivere e pensare di una donna (l’autrice) in una piccola comunità nera del Sud. Un «romanzo antropologico» se si può dire, un «genere letterario» di cui c’è ancora molto bisogno. Hurston vi parla di sé parlando di Janie, della sua irrequietezza, del suo rifiuto di adeguarsi ai valori correnti, della sua ricerca di verità personale e sociale, del suo bisogno di libertà. Il suo romanzo ha messo un po’ di tempo a diventare un classico della letteratura statunitense anche per l’ostilità di molti intellettuali neri della Harlem Renaissance, che non perdonavano che i suoi personaggi e lei medesima non considerassero fondamentali le idee di rivolta ma piuttosto quelle di una affermazione di identità. Ma negli anni sessanta e dintorni dello scorso secolo venne riscoperto ed esaltato dalle nuove scrittrici nere, da Toni Morrison da Zadie Smith da Alice Walker e da tante altre proprio per la profondità della sua analisi e della sua autoanalisi, per la verità dell’ambientazione e dei personaggi, per la nervosa bellezza della scrittura. Voi non conoscete noi neri intitolò Zora una raccolta di interventi e saggi, inediti in Italia, il cui titolo chiarisce bene quale fosse il compito che si era data. Bello anche il titolo della sua autobiografia, Tracce di polvere su una strada, inedita in Italia.

Con gli occhi rivolti al cielo è ormai considerato un classico della letteratura statunitense, ma è bene tornarvi leggendo anche il grande romanzo di un suo detrattore, Ralph Ellison l’autore di Uomo invisibile (1950), che ha dato voce al bisogno di rivolta dei neri americani, prima di Malcolm X e del Black Power, che ha detto della indispensabilità della rivolta. Una voce maschile. Bisogna forse vederli in parallelo, e anche come due diversi momenti della storia di un popolo cresciuto nella schiavitù e che si ribella al pregiudizio dei bianchi, alla loro sopraffazione. (Aggiungo un ricordo personale: Ralph Ellison mi fu presentato insieme a Pier Paolo Pasolini tanti anni fa a Roma da Paolo Milano, dopo un’assemblea contro la censura e in difesa di un numero di Nuovi Argomenti sequestrato per poche righe di una «storia di vita» raccolta a Palermo da Danilo Dolci. Fu il primo nero che ho conosciuto, sia pure superficialmente, e a cui ho dato la mano).