Il prossimo anno, a febbraio o al più tardi in primavera, in Sardegna si vota per il rinnovo del consiglio regionale. La campagna elettorale è già cominciata e il presidente in carica, Ugo Cappellacci, Pdl, punta a farsi ricandidare dal suo partito. La volata Cappellacci l’ha lanciata da più di un anno, puntando su due temi: l’istituzione di una zona franca integrale su tutto il territorio dell’isola e la revisione del piano di tutela del paesaggio approvato nel 2006 dalla giunta guidata da Renato Soru. Meno tasse e più cemento, insomma: slogan perfetto per pescare voti nel bacino elettorale del centrodestra.
La zona franca significherebbe che le imprese che operano in Sardegna possono usufruire di un regime fiscale di vantaggio. Cappellacci presenta la proposta come un toccasana destinato a curare tutti i mali di un’economia regionale esausta, in alcuni settori prossima al collasso. Fa finta di non sapere, il presidente Pdl, che in tutte le realtà europee in cui questa soluzione è stata adottata non ha risolto alcun problema. Ridurre, infatti, alcuni costi aziendali (che siano tasse o salari, concettualmente la questione non cambia) senza tenere presente che la complessità dei mercati pone un problema di ridefinizione complessiva dell’offerta soprattutto in termini di valore aggiunto di innovazione dei prodotti, significa andare incontro a cocenti delusioni. Ad esempio, ridurre le tasse alle imprese edilizie sarde che operano in un mercato ristretto all’isola e ormai più che saturo – oltre che rigido quanti pochi altri sul terreno dell’innovazione di prodotto – significa solo fare demagogia. Ed esattamente ciò che fa Cappellacci: gli basta dire che saranno ridotte le tasse. Questa è la bandiera da agitare in campagna elettorale.
L’altro drappo glorioso sventolato dal presidente della regione Sardegna è grigio color cemento. La revisione-demolizione del piano del paesaggio approvato nel 2006 punta essenzialmente a rilanciare l’industria del mattone lungo le coste. Obiettivo per raggiungere il quale viene abolita la tutela integrale del litorale: in alcune zone i vincoli restano, in altre, molte altre, no. Ma secondo il Codice Urbani, che detta le regole in materia urbanistica e di tutela del paesaggio, Cappellacci questa cosa non la può fare da solo. Esiste infatti, dice il Codice, un obbligo di copianificazione: a decidere sono, insieme, le regioni e lo stato. Cappellacci però fa finta di non saperlo e dice che in materia di paesaggio la competenza esclusiva è delle regioni. E siccome dal ministero dei beni culturali, tre giorni fa, con una nota molto secca gli hanno ricordato che senza la firma del ministro Massimo Bray qualunque delibera regionale di modifica del piano del paesaggio voluto da Soru è da considerarsi carta straccia, il presidente prima ha gridato all’attentato contro l’autonomia della Sardegna, sancita come speciale dalla Costituzione, e poi, vedendo che l’argomento era debole (il Codice Urbani parla chiarissimo), s’è inventato una bella teoria del complotto: «Con i tecnici della Direzione regionale per i beni culturali tutto – ha detto – è filato liscio sino a maggio di quest’anno.
I problemi sono nati quando, a quella data, il ministro Lorenzo Ornaghi è stato sostituito da Bray». Ed è stato Soru, secondo Cappellacci, a mettergli contro Bray. Come? Sentite il presidente: «Il 7 settembre l’ex governatore Renato Soru, con un’intervista concessa al quotidiano il manifesto, ha chiesto a Bray di fermare il nuovo piano paesaggistico». Insomma, Bray s’è messo di traverso non per rispetto della legge, il Codice Urbani, ma perché glielo ha chiesto Soru attraverso il manifesto. Un complotto. Per tutta risposta, dal ministero e dalla direzione regionale dei beni culturali è arrivato uno sonoro ceffone: «Il presunto problema politico indicato dal presidente Cappellacci come causa del rallentamento dei lavori per l’adeguamento del Piano paesaggistico non esiste. Tutta la nostra azione è stata esclusivamente indirizzata da un’ ottica di massima attenzione alla tutela del territorio, e se i lavori di copianificazione hanno registrato momenti di criticità ciò è avvenuto quando le proposte della regione sono risultate non in linea con la richiamata esigenza di tutela del territorio, e quindi non condivisibili».
Dichiarazione subito seguita dalle parole di Soru: «Cappellacci si rassegni: il piano paesaggistico del 2006 è entrato nella coscienza ambientale dell’Italia e dell’Europa. Non riuscirà a cancellarlo».
Zona franca e meno tasse, Cappellacci punta alla rielezione
Sardegna. Il presidente accusa Soru di complotto: «Con un’intervista al [CORSIVO]’manifesto[/CORSIVO]’, ha chiesto a Bray di fermare il nuovo piano paesaggistico»

Ugo Cappellacci
Sardegna. Il presidente accusa Soru di complotto: «Con un’intervista al [CORSIVO]’manifesto[/CORSIVO]’, ha chiesto a Bray di fermare il nuovo piano paesaggistico»
Pubblicato 9 anni faEdizione del 2 novembre 2013
Costantino Cossu, CAGLIARI
Pubblicato 9 anni faEdizione del 2 novembre 2013