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Zola, miracoli, scetticismi e raccapriccio ma…

Zola, miracoli, scetticismi e raccapriccio ma…Grotta di Massabielle nel Santuario di N. S. di Lourdes, Francia, da: French Pictures by The Rev. Samuel G. Green, 1878, foto Universal History Archive/Universal Images Group via Getty Images

Ottocento francese Un prete «senza credenza» che veglia su quella degli altri... Medusa traduce «Lourdes», il romanzo di Émile Zola (1894) che poco prima dello scoppio del caso Dreyfus, inaugurava la trilogia delle città

Pubblicato più di un anno faEdizione del 25 giugno 2023

«Sono sempre più convinto che una storia di Bernadette, rifatta da una mentalità come la mia, documentata, sarebbe la cosa più interessante del mondo». Così scriveva Émile Zola in data 24 agosto 1892 nel suo Viaggio a Lourdes, pubblicato postumo nel 1958 e tradotto da Medusa nel 2010. Gli appunti ivi confluiti rappresentano quel laboratorio rabdomantico, costituito da una scrittura serrata, stenografica, ricca di appunti composti di getto durante una ricognizione in loco che tanto somiglia al modus operandi di un etnografo meticoloso. Nel 1894, poco prima dello scoppio dell’affaire Dreyfus, questo brogliaccio si tramuterà nell’inaugurazione del ciclo sulle «Tre città», immortalato proprio con il romanzo Lourdes che sempre Medusa dà ora alle stampe, a cura di Mario Porro, nella bella traduzione della moglie scomparsa Edi Pasini («Le porpore», pp. 530, € 34,00). Tale trilogia, comprendente anche Roma e Parigi, risalenti rispettivamente al 1896 e al 1898, si pone tra il ciclo dei Rougon-Macquart, comprendente venti romanzi pubblicati tra il 1871 e il 1893, data in cui vede la luce l’ultimo della serie, Il dottor Pascal, e la fase successiva dei «Quattro vangeli». Solo tre di essi vennero completati, poiché quello finale, incentrato sul tema della Giustizia, si limita a un pugno di appunti preparatòri; gli altri riguardavano Fecondità (1899), Lavoro (1901) e Verità (’02), apparso postumo.

Se Lourdes non ha mai goduto nel nostro paese del riconoscimento elargito ad altri lavori di Zola (si rimanda all’uopo ai tre volumi dei Romanzi nei «Meridiani» Mondadori, curati in maniera impeccabile da Pierluigi Pellini), ciò è imputabile a svariate ragioni, non ultima quella di aver suscitato parecchi malumori all’epoca della sua comparsa presso Charpentier et Fasquelle, nonché di essere stato messo all’Indice per le prese di posizione dell’autore, considerate ereticali. Eppure già nel 1894 nel nostro paese era stata allestita una traduzione a firma di Giorgio Palma, pseudonimo di Emilia Luzzato, apparsa presso lo Stabilimento Tipografico della «Tribuna», riproposta nel 1903 da Roux e Viarengo e ripresa da Sten Editrice negli anni venti. In tale contesto venne tradotto integralmente il ciclo delle «Tre città», con la versione di Roma recuperata nel 2012 da Bordeaux.

Quando il romanzo uscì in Francia vi fu una sorta di sollevazione popolare, rincarata dalle critiche al vetriolo di Léon Bloy che pur prediligeva, rispetto ai miracoli di Lourdes, quelli avvenuti qualche anno prima a La Salette. Per designare la frangia di proseliti di quegli avvenimenti nel paesino dell’Alta Savoia, si ricorrerà al neologismo «melanisti», ricavato dal nome di Mélanie Calvat che, insieme a un altro pastorello, Maximin Giraut, rimirava la Vergine «nelle forme povere di una Regina campagnola», come precisa Porro (a lui si deve la curatela per Medusa di alcuni testi letterari ispirati a vario titolo alle apparizioni mariane, tra cui Il miracolo di La Salette di Bloy nel 2012). Henri Lasserre, giornalista cattolico guarito da una grave malattia agli occhi, autore di vari opuscoli su Lourdes, si scaglierà violentemente contro il romanzo, considerato un «crimine contro l’umanità», nonostante avesse indirettamente contribuito alla sua realizzazione, essendo una delle guide sur le terrain di Zola.

Il protagonista della trilogia zoliana, è un «prete senza credenza che veglia sulla credenza degli altri», come indicato dallo stesso narratore, dall’emblematico nome di Pierre Froment, con chiari riferimenti al ‘fondatore’ della chiesa cattolica associato alla fecondità del raccolto. La narrazione si snoda nell’arco di cinque fatidiche giornate, contrassegnate da altrettanti capitoli, e descrive il viaggio compiuto da Parigi a Lourdes nel «treno bianco» che accoglie una comitiva di malati, tra cui l’amica d’infanzia Marie, accompagnata dal padre, il signor de Guersaint, e il relativo soggiorno di quest’umanità reietta, agonizzante, nella cittadina pirenaica. Marie è affetta da una grave patologia invalidante che sparisce dopo che la giovane trascorre una notte pregando in prossimità della Grotta (la Madonna lì apparve per ben diciotto volte tra il febbraio e il luglio del 1858 a Bernadette Soubirous, adolescente analfabeta la cui vicenda è investigata da Zola alla stregua di una mise en abyme). Ma l’aspetto paradossale riguarda proprio lo scetticismo dell’ecclesiastico Pierre, il cui profilo si contrappone a quello del dottor Chassaigne, un medico che, dopo la morte improvvisa di moglie e figlia, ritiene che la scienza non sia in grado di offrire risposte esaurienti all’uomo e ritorna a una fede originaria che assume, agli occhi del suo interlocutore, tratti puerili e ingiustificati.

In tale gioco di specchi deformanti la figura di Pierre si delinea come quella di un alter ego dell’autore, nonostante incarni un esponente del clero che si pone dalla parte della razionalità, se non espressamente dello scientismo («La ragione prima di tutto, non c’era altra salvezza che nella ragione» osserva in sua vece Zola), dimostrando la propria estraneità alle supposte guarigioni miracolose, attribuibili, secondo la vulgata positivista, a casi conclamati di nevrosi. Intorno a tale ipotesi indagherà Jean-Martin Charcot, il celebre neurologo della Salpêtrière, nel saggio La fede che guarisce, apparso sulla «Revue hebdomadaire» nel 1892, ovverossia nel medesimo anno in cui Zola si reca a Lourdes.

Si impone dunque l’idiosincrasia di Pierre nei confronti di una simonia che ha trasformato un piccolo paese di provincia in una località dove tutto viene degradato a merce spicciola, occupando parte del clero in attività remunerative: il commercio indiscriminato di ceri, rosari, immagini devozionali, bottiglie di acqua benedetta. Il narratore sviluppa il tema della mercificazione, derivante da un trasporto religioso condiviso, che coinvolge gli abitanti di Lourdes, perfino i miscredenti (si veda l’episodio del barbiere che ospita chez soi vari pellegrini).

In quest’ottica Zola dedica alcune pagine esemplari all’abitazione di Bernadette, adoperata da un prelato quale ricovero improvvisato, o alla chiesa che avrebbe dovuto sorgere nella città vecchia, guscio vuoto innalzato a testimoniare al vento e alle ortiche l’operato di don Peyramale, il parroco che sosteneva Bernadette e si era contrapposto inutilmente al mercimonio compiuto in nome delle apparizioni mariane. Non è un caso che il curato trovi ricetto dopo la morte all’interno di quel tempio abortito, in cui si delineano i profili spettrali di macchinari impolverati e ormai inservibili, simili a corazze svuotate di colossali insetti. Zola indugia a descrivere una serie di particolari raccapriccianti come il rudimentale edificio delle constatazioni miracolose o il liquido disgustoso che si forma nell’acqua delle piscine dopo l’immersione dei malati.

La risposta «spiritualista» del vecchio allievo Huysmans non tardò ad arrivare. Nel 1906 diede alle stampe Le folle di Lourdes, curato sempre dalla coppia Porro-Pasini per Medusa (2008), che rappresenta una singolare testimonianza, a tratti antitetica a quella di Zola, sul miracolo e la fede. Per rimanere in tema bisogna segnalare la recente ristampa di Viaggio a Lourdes Frammenti di diario. Meditazioni di Alexis Carrel («Il pellicano rosso», pp. 140, € 12,00) che Morcelliana licenzia nella traduzione di Nella Berther. Carrel, premio Nobel per le sue ricerche in campo medico, tra cui quelle relative alle suture vascolari, si convertì in seguito a un viaggio effettuato a Lourdes una decina di anni dopo il resoconto di Zola e alla guarigione di una donna affetta da peritonite tubercolare. Nonostante la conversione, Carrel non rinunciò mai al suo atteggiamento da scienziato, prodigandosi nei confronti dei più bisognosi.

Variegate furono dunque le reazioni degli intellettuali di fronte al fenomeno delle apparizioni. Esemplari le riflessioni conclusive di Pierre in Lourdes, tese alla condivisione di un dolore che diventa «religione della sofferenza umana». Forse l’atteggiamento di Zola è sintetizzabile nel seguente assioma, riportato in Viaggio a Lourdes: «Non sono credente, non credo ai miracoli, ma credo al bisogno del miracolo per l’uomo».

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